Merano bacchetta Pillon: «Più tutele alle famiglie» 

La mozione. Il consiglio comunale approva il documento Schir contro il disegno di legge Maestri (Lega): «Tentativo di arginare lo strapotere delle donne». In aula scoppia la bagarre


Sara Martinello


Merano. Anche Merano si aggiunge alla folta lista di Comuni schierati contro il disegno di legge n. 735, il cosiddetto “ddl Pillon”. Nonostante le rimostranze della Lega e lo scandalo generato in aula dall’affermazione del consigliere Alessandro Maestri. L’approvazione, l’altra sera, della mozione presentata dalla presidente del consiglio comunale Francesca Schir e sostenuta dai consiglieri Kurt Duschek e David Augscheller, si tradurrà nella richiesta del ritiro del ddl, nella sensibilizzazione dei parlamentari altoatesini al fine di sospendere l’iter di approvazione, in iniziative per potenziare il sostegno alle famiglie e nell’organizzazione di una serata informativa in sinergia con tutti i soggetti che sul territorio si occupano della famiglia.

L’onda italiana.

Roma, Torino, Fiumicino, Savona, Ravenna, Parma, Padova, Ferrara, Lucca, Modena, Savona, Bergamo, Fano, la Regione Piemonte. Nel corso degli ultimi mesi si è ingrossato sempre di più il fronte dei consigli che hanno approvato mozioni simili, spesso pure con voti di Cinque stelle, Forza Italia e Lega. E sono numerosissimi i soggetti che da tempo protestano nelle piazze. Tanto che al dibattito sul ddl Pillon sono stati ammessi anche i senatori che anche se non parte della Commissione Giustizia – che sta discutendo il documento – desiderano parteciparvi.

La mozione di Schir.

«Il ddl Pillon ha lo scopo di riformare il diritto di famiglia», spiega la consigliera Francesca Schir (gruppo misto). «È fortemente criticato anche dall’Onu, perché ostacola il divorzio rendendolo molto più complicato, oneroso e di fatto accessibile solo a chi se lo può economicamente permettere; impone una bi-genitorialità coatta, poiché non tiene conto del gap salariale e occupazionale di genere e, soprattutto, non tutela né donne né bambini dalla violenza».

La mozione, approvata a larga maggioranza (24 “sì”, 2 “no” e 4 astensioni), prevede di adottare tutte le misure necessarie affinché il ddl non sia sottoposto alla votazione del Parlamento. Schir chiede di “valutare tutte le iniziative opportune per potenziare strumenti idonei a sostenere le famiglie, in particolare i figli, durante la fase della relazione, nel processo di separazione e nelle fasi successive (attraverso, per esempio, la realizzazione di co-housing per genitori separati, coinvolgendo l’Ipes affinché sviluppi percorsi dedicati)”. Infine, la mozione reclama che “si organizzi, in stretta collaborazione col Cug, con la Commissione pari opportunità e con le agenzie formative del territorio una serata informativa sugli effetti del ddl Pillon a Merano, coinvolgendo esperte ed esperti del settore e personale dei servizi sociali”.

«Lo strapotere delle donne».

Il dibattito in consiglio comunale, mercoledì sera, si è acceso quando il leghista Sergio Armanini ha addotto i costi di una seduta (nella quale erano già state discusse tutte le delibere all’ordine del giorno) per delegittimare la mozione di Schir, aggiungendo che il consesso meranese avrebbe dovuto occuparsi prettamente di questioni cittadine, e non di temi nazionali. Dure le repliche a una frase pronunciata dal suo collega di partito Alessandro Maestri, «Questo ddl cerca di arginare lo strapotere che le donne hanno acquisito negli ultimi dieci, vent’anni»: l’assessora alle politiche di genere Gabriela Strohmer ha dovuto quindi ribadire ancora una volta che «nel 2019 non possiamo parlare di “strapotere delle donne”», mentre Schir ha fatto notare che la mozione tutela nelle varie fasi della separazione anche i padri, e – rivolgendosi ad Armanini – che il diritto di famiglia coinvolge anche le famiglie di Merano.

Ad approvazione avvenuta, la presidente del consiglio comunale commenta così l’adesione di Merano alla rete di Comuni schierati contro il ddl Pillon: «Merano ancora una volta dimostra di essere baluardo di difesa di civiltà. È necessario contrastare politiche patriarcali, oppressive e retrograde che minano il nostro diritto all’autodeterminazione e sostenere, invece, pari opportunità, prevenzione della violenza di genere e superamento degli stereotipi e delle discriminazioni che ancora connotano il mondo del lavoro e la società più in generale».













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