Il caso

Merano, il bivacco dei senzatetto alla stazione di Maia Bassa 

Sotto la tettoia dell’ex deposito Fs l’accampamento vicino al quale ogni giorno passano centinaia di pendolari. Esistenze al limite, fra una piccola cucina e alcuni materassi



MERANO. «In un vortice di polvere gli altri vedevan siccità, a me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa», cantava Fabrizio de Andrè ne “Il suonatore Jones”: metafora per descrivere come lo stesso fenomeno possa essere percepito da due punti di vista diametralmente diversi. E infatti, come degrado alle porte di Merano per alcuni, ma vero dramma sociale da un’altra prospettiva, è la situazione che nelle ultime settimane si è creata presso la stazione dei treni di Maia Bassa, sotto la tettoia dell’ex magazzino. Assieme a due giovani, un uomo moldavo-rumeno ha preso possesso di parte della struttura trasformandola in alloggio-bivacco: cucina e letto. Tutto a cielo aperto accanto alla banchina del binario sulla quale ogni giorno centinaia di persone transitano da e per il capoluogo.

Già varie volte, gli accampamenti sono stati sgomberati. Ma la situazione si ripete.

Difficile stabilire un dialogo con i tre occupanti di questa mini struttura abitativa. A quanto si capisce, gli uomini proverrebbero dalla Romania al confine con la Moldavia. Per diversi motivi, ormai diversi anni fa sarebbero arrivati fino a Merano dove hanno deciso di fermarsi temporaneamente, ovvero forzatamente perché, scaduta la validità dei passaporti, per loro ora è assai difficile spostarsi da una nazione all'altra.

Sono persone che non hanno un lavoro e quando gli chiediamo di cosa vivano, alzano lo sguardo e si irrigidiscono. «Ci alziamo presto la mattina e andiamo in giro, poi la sera torniamo a casa e mangiamo tutti assieme, ma non abbiamo altro da fare», ci raccontano i tre. «È la nostra casa, la nostra vita questa, un giorno siamo qui e un giorno da un'altra parte, ogni tanto troviamo una casa “accogliente” ogni tanto meno, ma non importa», in sintesi il loro pensiero.

Un volto scavato nella pietra, quello dell'uomo che non riusciamo a capire se sia il padre dei due ragazzi: all'incirca 60 anni portati non troppo bene ma modi di fare che fanno immaginare un passato non paragonabile a quello nel quale ora si sta trovando.

A due metri dall'angolo letto, direttamente sul binario n.1, una mini cucina. Tanto l'olio bruciato nel tempo, al punto da avere annerito l'intera area nella quale si respira un odore fastidioso. Cucinano la sera tardi, quando non c'è nessuno che passa e a quanto pare non hanno mai disturbato nessuno, ci spiega un passeggero pendolare che li vede ogni giorno, raccontandoci anche di ricordare che i tre uomini vivono in quelle condizioni ormai da diverso tempo, nell'indifferenza totale di tutti.

Difficile anche solo immaginare cosa si debba provare a passare tutte le notti, soprattutto quando la temperatura scende di molto, su un letto costituito da un materasso e da un piumino umido e decisamente sporco.

Colpisce, in questo senso, la richiesta di privacy da parte dell'uomo più anziano il cui letto è separato da quello dei due ragazzi per mezzo di una divisoria. Nel degrado di questa abitazione di fortuna, i dettagli che ricordano quelle nelle quali siamo abituati a soggiornare. Un angolo per i vestiti, un tavolino in legno sul quale è stata sistemata una tovaglia, due tazzine per il caffè e il letto dell'uomo più anziano con due piumini, anziché uno. È questa la scena che si presenta a tutte le ore e a tutti quelli che percorrono il primo binario della stazione dei treni di Maia Bassa. J.M.













Altre notizie

Attualità