Muser in sinagoga per la festa della Comunità ebraica 

«Non bisogna negare le differenze ma guardare nella stessa direzione in un messaggio di speranza» La presidente Ucei Di Segni ha lodato «il multiculturalismo religioso espresso dalla città di Merano»


di Jimmy Milanese


MERANO. È stata una giornata storica per la comunità ebraica di Merano. Ieri, nella Sinagoga di via Schiller, in occasione della festa tradizionale del «Chanukkah», per la prima volta è arrivato il massimo rappresentante dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Accompagnata dal vescovo Ivo Muser, la presidentessa Ucei Noemi Di Segni ha incontrato Martin Krautwurst, rappresentante della comunità evangelica di Merano e Umberto Piperno, rabbino di riferimento per la comunità meranese, assieme ai quali ha presenziato alle celebrazioni per l'accensione del lume. La «Festa delle luci», infatti, è, per importanza, una delle ricorrenze più sentite dalla comunità ebraica, con la quale viene ricordata l'inaugurazione maccabea del Tempio di Gerusalemme seguente alla occupazione siriana che profanò la costruzione sacra. La festività dura 8 giorni e si caratterizza per l'accensione dei lumi di un candelabro a nove braccia, racconta Rossi Borenstein, responsabile meranese della comunità ebraica, che ricorda la presenza in città di una sessantina di membri che: «con questo gesto vuole lanciare un messaggio di pace e convivenza e aprire le porte della città alle nostre manifestazioni così come noi siamo sempre lieti di partecipare agli eventi di altre comunità». «È importante far percepire alle comunità piccole come quella aschenazita di Merano, unica in Italia, che siamo uniti», ha spiegato Di Segni, lodando il multiculturalismo religioso espresso dalla città. «A Merano si capisce bene quale debba essere il ruolo non religioso delle religioni, ovvero la capacità di donare i propri valori alla società esterna», ha sottolineato Di Segno. Un concetto fatto proprio dal vescovo Muser, che ha ricordato le similitudini della ricorrenza ebraica con la festa natalizia cristiana. «La mia presenza testimonia le origini cristiane nell'ebraismo, dopo decenni di tragedie, oggi il Dio che festeggiamo in questa Sinagoga è il Dio dell’Alleanza, del popolo ebraico, e per noi cristiani Padre di Cristo». Ma è anche sulla vocazione meranese al multiculturalismo, che il vescovo Muser tiene a ritornare, spiegando come: «Merano sia un esempio per tutta la comunità, anche se questo non significa negare le differenze, semmai, la capacità di guardare nella stessa direzione, in un messaggio di speranza». La Sinagoga meranese si apre dunque al pluralismo religioso «e alla libertà di pensiero, il cui simbolo - conclude Piperno - è proprio la luce, accesa per illuminare il cammino».













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