Nel parco delle Terme 15 tartarughe “infestanti” 

Animali abbandonati. Esemplari lasciati in libertà e ora tenuti sotto controllo da Herpeton I forestali: «Possono distruggere interi ecosistemi». Avvistamenti anche nel laghetto di Tirolo


Sara Martinello


Merano. Sono una quindicina le tartarughe palustri americane, tra le quali rientrano le note “tartarughe dalle orecchie gialle” o “dalle orecchie rosse”, che nel tempo sono state abbandonate nel parco delle Terme e che oggi sono tenute sotto osservazione da Herpeton, l’associazione erpetologica altoatesina. Altrettante quelle a Tirolo, e sembra che ce ne siano anche nella zona ricreativa del Valsura, a Lana. Il rischio è che mangiando la fauna autoctona alterino sensibilmente l’equilibrio degli ecosistemi dei luoghi dove i proprietari le abbandonano. Per tenere sotto controllo il fenomeno la stazione forestale meranese della Provincia incoraggia a denunciare il possesso di questi animali al Ministero dell’Ambiente. Ma la denuncia va fatta entro sabato 31 agosto, pena una sanzione amministrativa che dai 150 può arrivare fino ai 20 mila euro.

Dalle case alla Sill.

Le informazioni sulle modalità della denuncia e un aiuto a compilare i relativi moduli da spedire al Ministero li si può trovare alla stazione forestale di Merano. Dove però nelle ultime settimane sono arrivate pochissime persone, «anche se contiamo che altre si siano mosse in autonomia», riferisce il collaboratore Laurin Mayer. Ma quante sono le tartarughe acquatiche abbandonate, a Merano e nei dintorni? «È difficile dirlo – prosegue Mayer – ed è difficile stabilire il numero di quelle lasciate in libertà. Nel parco delle Terme Herpeton ne ha chippate una quindicina, lasciate probabilmente da qualche bagnante. Ce n’è un numero analogo anche al laghetto di Tirolo, e ci è stato detto che ne sono state trovate nella zona ricreativa di Lana. Non è escluso poi che ce ne siano pure a Lazago». Come fanno gli attivisti di Herpeton, chi non volesse più tenere con sé la propria tartaruga acquatica può portarla alla Sill, in provincia l’unico centro di detenzione autorizzato. Dopodiché il personale della Sill porta gli animali nell’apposito laghetto recintato di Caldaro.

L’obbligo di denuncia.

«Il problema è che le tartarughe palustri americane, classificate come specie esotiche infestanti, nei laghetti stanno bene e si riproducono, mangiando gli insetti e le larve autoctoni. Così distruggono la biodiversità, necessaria al mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema. L’obbligo di denuncia serve a tenere sotto controllo il loro numero e la loro posizione e a inibire gli abbandoni». Che fra l’altro sono sanzionati pesantemente: può scattare l’arresto fino a tre anni, o un’ammenda dai 10 mila ai 150 mila euro. Sanzioni – fra i mille e i 50 mila euro – sono applicabili anche in caso di introduzione, detenzione, trasporto, utilizzo, scambio, cessione e riproduzione, e se da queste violazioni deriva la necessità di applicare misure di eradicazione rapida, di gestione o di ripristino degli ecosistemi danneggiati le multe possono anche triplicare. Vanno segnalate al Ministero anche la nascita e la morte di ciascun animale, in modo che si possa sempre avere contezza della presenza delle tartarughe in Italia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, sebbene ormai se ne possano trovare in tutte le regioni italiane si tratta di animali importati a scopo vivaistico e di compagnia dagli Stati Uniti centrali e sudorientali (a nord fino al Nuovo Messico, Kansas, Illinois e sud–est Virginia, a sud fino al Golfo del Messico).

Le tartarughe di terra.

Discorso a parte va fatto per le tartarughe di terra, non considerate una specie invasiva. «Sono poste sotto la tutela del Cites, il documento che ne regola la cessione – prosegue Mayer –. Siccome il commercio di queste tartarughe è vietato, non è raro che qualcuno se ne porti una in valigia al ritorno da un viaggio in Grecia o in altri Paesi dove questi animali sono diffusi. Ma è un reato penale, passibile di sequestro e di denuncia».













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