On the road, Staffetta racconta la sua Russia 

Sarà ripercorso il viaggio Merano-Mosca-San Pietroburgo con i dettagli artistici e architettonici


di Jimmy Milanese


MERANO. «I russi vengono a curarsi sempre più numerosi, fino a raggiungere la cifra di 1000 persone», scriveva il rappresentante della comunità russa a Merano, Michail von Messing, al responsabile di tutte le chiese russe all'estero, il Patriarca Isodoro. Erano gli anni venti dell'Ottocento, e con questa richiesta un gruppo di benefattori residenti nel meranese finanziò la costruzione della Chiesa ortodossa di San Nicola il Taumaturgo a Maia Alta, inaugurata nel 1897. Il viaggio di «On the road again», questa sera ore 20.30 presso la sala Urania, parte proprio dall'insediamento della colonia russa a Merano, per arrivare fino a San Pietroburgo, passando per Mosca.

Un viaggio che oggi si compie in aereo, ma che tra il 1881 e il 1914 poteva essere comodamente fatto in treno, sulla linea diretta che collegava la cittadina di villeggiatura preferita da Sissi alla città sul delta della Neva, progettata nel XVIII secolo dall'architetto italo-svizzero Domenico Trezzini al quale Pietro il grande aveva commissionato la costruzione della nuova capitale dell'Impero russo.

A condurre il viaggio, questa sera, ci sarà Maurizio Staffetta, che ripercorrerà la rotta Merano-Mosca-San Pietroburgo, soffermandosi però sui dettagli artistici ed architettonici che impreziosiscono il contesto urbano delle due maggiori città russe. Quaranta anni di esperienza nel mondo della fotografia, Staffetta porterà a Merano gli anni nei quali San Pietroburgo era uno dei più grandi cantieri urbani a cielo aperto, con la progettazione ad opera del fiorentino Bartolomeo Rastrelli di uno tra i musei più visitati al mondo. Il Palazzo d'Inverno, una volta residenza della famiglia Romanov, oggi è parte di un complesso museale che tra le opere di Caravaggio, Canova e Leonardo, conserva anche tutta la documentazione architettonica e burocratica necessaria per la realizzazione della chiesa russo-ortodossa di via Schaffer. Insomma, un viaggio di oltre 2500 chilometri per raggiungere la Russia, passando per Mosca e le sue sette sorelle: quei sette grattacieli in elaborato stile barocco-gotico, realizzati alla fine della Seconda Guerra Mondiale a rappresentare ognuno un secolo di vita dell'Impero russo.

Una tradizione, quella che tiene legata la città in riva al Passirio e il grande Impero asiatico, che si intreccia con la storia di tutto il Novecento. Basti pensare ai 10.000 soldati russi deceduti in Alto Adige nel corso della Grande Guerra, gran parte dei quali nella zona del meranese. Oppure, era il 24 agosto del 1942, e si compiva l'ultima carica di cavalleria della storia presso Isbuschenskij, sulle rive del Don, ad opera del Reggimento Savoia, che tra il 1957 e il 1995 ebbe sede in città, nella quale ancora vivono alcuni reduci. Una costellazione di eventi storici, questi, che talvolta hanno avvicinato, altre volte allontanato la comunità russa alla città scelta dalla principessa Elisabetta d'Austria per curare i «mali dell'Impero». Quindi, questa sera, è appuntamento con la Storia, in un prezioso viaggio fotografico che riporterà le lancette dell'orologio indietro nel tempo, quando a Merano il russo era il terzo idioma parlato in città.















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