Ortler Skiarena, venduto un quarto degli abbonamenti 

Il circuito di 15 stazioni sciistiche. Tremila card, quasi tutte acquistate dai club sportivi, a fronte delle 12mila  dello scorso inverno. Due lavoratori su tre sono stagionali: a casa e spesso senza il paracadute degli aiuti 


Simone Facchini


Merano. Una delle più stagioni sciistiche potenzialmente più favorevoli per l’abbondanza di neve resta congelata. L’Ortler Skiarena, il circuito di 15 stazioni sciistiche che gravitano nel Burgraviato e in Venosta, ha venduto un quarto degli abbonamenti rispetto allo scorso inverno, in pratica solo ai club sportivi visto che agli atleti è stata concessa la possibilità di continuare ad allenarsi. I due terzi dei lavoratori sono a casa e in massima parte si parla di stagionali, per i quali il percorso di accesso agli aiuti è complicato quando non impossibile. «Vorremmo aprire, questo è chiaro. Ma la pandemia c’è, e sul rispetto della salute collettiva non si discute». Erich Pfeifer, presidente dell’Ortler Skiarena, è in perenne aggiornamento sui dati dell’epidemia e sui provvedimenti delle autorità.

La ripartenza del 18 gennaio è saltata. Qual è il nuovo orizzonte di riapertura?

Aspettiamo le disposizioni della Provincia. Magari si potrà partire prima del 15 febbraio, la data indicata al momento. Tutto però dipenderà dai dati del contagio.

Ci può dare una misura dell’impatto del Covid sui comprensori sciistici del vostro circuito?

Rispetto all’anno scorso l’Ortler Skiarena paga un calo di 9.000 abbonamenti. Sono circa 3.000 rispetto ai 12.000 dell’inverno scorso. Sono stati venduti in sostanza solo agli sci club e a quelle persone che avevano iniziato a sciare nei comprensori di Solda e della Val Senales dove la stagione inizia in anticipo, a ottobre, rispetto alle altre aree. Tutti gli altri appassionati hanno atteso di sapere quando si sarebbe potuto iniziare a tornare sulle piste.

Gli effetti sull’occupazione?

Con le dovute differenze fra le stazioni, si può calcolare che un terzo dei lavoratori sono a tempo indeterminato e gli altri stagionali. Se per i primi c’è anche la cassa integrazione, per gli altri spesso mancano coperture e il mancato avvio della stagione li costringe a casa. Per loro, spesso, non c’è alcun paracadute. Ma non ci sono solo loro: abbiamo visto che se non parte lo sci, quasi tutto il resto rimane fermo.

Alberghi, ristoranti…

Ma anche i negozi, i noleggi di materiale sportivo, le scuole sci. Gli impianti sono il motore di una catena economica. Senza la possibilità di sciare, tante attività non aprono. Si pratica lo scialpinismo ma si tratta comunque di una quota marginale, non sufficiente a garantire la sostenibilità dei conti.

I rifugi?

Molti di loro hanno aperto solo a tratti, altri sono rimasti chiusi. Possono avere un certo giro, comunque affievolito, quelli che si trovano sulle rotte degli escursionisti. Con “affari” che si concentrano nei fine settimana. Quelli sulle piste da sci, senza turismo e gli impianti destinati solo agli atleti, tendenzialmente sono rimasti chiusi.

La gestione della pandemia da parte delle autorità: qual è il suo giudizio?

La pandemia c’è, la sicurezza deve essere garantita e noi dobbiamo adeguarci. Non è facile trovare un equilibrio. Vorremmo partire ma bisogna confrontarsi con la situazione. Non ultimo, le decisioni a livello europeo.

Cioè?

Se all’estero tutto chiude, se gli spostamenti non sono possibili, è quasi inutile partire. Concederci di riaprire ha senso se è anche possibile raggiungerci.

E aprire solo ai locali? Sarebbe troppo poco?

Ogni area sciistica potrebbe adattarsi secondo le proprie caratteristiche. Sarebbe importante che almeno i locali potessero andare a sciare. Limitando a loro l’uso delle piste, non le affollerebbero di certo. Qualche stazione potrebbe restare chiuso, forse quelle più lontane dalle zone più abitate, mentre le aree sciistiche più vicini ai centro maggiori come Merano potrebbero avere un ritorno significativo.

Se la data della ripartenza dovesse essere il 15 febbraio?

In quel caso entrerebbero in servizio tutti i 15 impianti del circuito. Se la data dovesse essere posticipata, qualcuno potrebbe decidere di non ripartire. Soprattutto quelle stazioni dove la stagione di norma termina prima. Tutti avremmo voglia di ripartire. Ma c’è da passare questo inverno che per il comparto turistico è tragico.

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