L'intervista

Pestaggi e social a Merano, «riflesso di voglia di protagonismo»

Dopo i fatti di via Roma parla l'assessora ai giovani Emanuela Albieri: «Gli streetworker non possono essere ovunque»



MERANO. I pestaggi fra minorenni documentati da filmati postati sui social si moltiplicano. Un ultimo caso riguarda Roma, all’altezza del Mc Donald’s dove viene ripresa e postata una scena in cui una giovane viene picchiata da una tredicenne.

Coordinato dal Comune e in particolare dall’assessora ai giovani Emanuela Albieri, è sorto un tavolo con diversi attori. Secondo la Procura i numeri sono diminuiti rispetto al passato. «A chi contesta il conteggio dicendo che le persone non denunciano, rispondo che nel momento in cui un minore under 14 finisce in pronto soccorso e c’è una prognosi superiore ai cinque giorni, d’ufficio viene attivato un procedimento penale. Ritengo che le informazioni in nostro possesso fotografino la realtà. Almeno per quanto riguarda i casi gravi. Quindi non penso vi sia un’escalation, diverso è il discorso sulla percezione dovuta al rimbalzo sui social».

Le due ragazze protagoniste dell’ultimo video finito sui social si erano date appuntamento proprio attraverso la rete. Questi strumenti quanto incidono nelle interazioni fra giovani? Sono concausa di atteggiamenti più violenti?

I social sono una piattaforma dove viene manifestato un desiderio di protagonismo. Il mio nome, il mio volto gira sui social? I media riportano quanto ho fatto? La volontà di protagonismo trova riscontro. Si crea un circolo vizioso.

Gli amici, i coetanei che assistono a queste scene spesso filmano e non intervengono…

La reazione non fa altro che rispecchiare una “risposta” predefinita della società di oggi. E comunque ascoltando le voci di quel filmato con attenzione, nelle sue parti iniziali, c’è una consapevolezza di quanto sta accadendo. Tornando al discorso della percepita, parliamo di insicurezza per le strade meranesi quando in realtà, faccio un esempio, se urlo di notte perché vengo aggredita, è probabile che chi mi sente anziché intervenire fugge pure lei o lui. Forse in questi ultimi anni si è sgretolato il tessuto sociale, è lì che dobbiamo lavorare per ricostruire. Non è un problema, o “solo” un problema, di giovani che stanno a guardare ma di tutta una comunità.

Il Comune coordina il tavolo che affronta il problema. Ci si aspettano risposte anche nel breve termine. Potenziare il servizio degli streetworker può essere una via?

Gli streetworker sono una risorsa, ma non possiamo neanche pensare che siano la soluzione di tutti i problemi o che siano onnipresenti. Rissa al centro commerciale di Lagundo, c’è chi propone di fare un centro giovani in loco. Ora la rissa al McDonald’s, facciamo un centro giovani pure lì? Mettiamo streetworker a ogni angolo della città? Gli streetworker hanno una missione e un target ben definito, ma non possiamo pensare che risolvano ogni genere di problema.

E i servizi sociali?

Sono sul campo, si stanno muovendo per affrontare il tema. Hanno già chiesto alla Procura se, nei casi in cui i protagonisti degli episodi sono stati identificati, possono entrare in azione nei singoli casi oppure se devono attendere la chiusura dei procedimenti. Si sono attivati per organizzare gruppi con i genitori di questi ragazzi. Gli stessi genitori spesso non sanno nemmeno degli atteggiamenti tenuti dai figli, a volte si trovano travolti dalla situazione e diventano consapevoli di avere bisogno di un supporto. Sfatiamo la convinzione che i giovani protagonisti di questi atti provengano o esclusivamente da nuclei familiari disagiati, da situazioni di degrado, da famiglie straniere. Ci sono ragazzini che appartengono a famiglie di lavoratori, altoatesine e non, che finiscono in questa centrifuga e hanno bisogno di essere direzionati. I servizi sociali lavorano sia al loro interno, sia con i genitori, sia con le scuole.













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