Primo volo nel buio per salvare una vita 

L’esercitazione del Pelikan è diventata emergenza per portare a Innsbruck il bimbo che ha rischiato di annegare in piscina


di Simone Facchini


MERANO. Se la speranza è ancora accesa, molto, moltissimo lo si deve a quel volo in elicottero nel buio. Versa ancora in pericolo di vita il bambino svizzero di tre anni ricoverato in rianimazione a Innsbruck dopo avere rischiato, mercoledì sera, di annegare nella piscina dell’hotel Andreus di San Leonardo in Passiria. Nel dramma, lo spiraglio di luce è sopraggiunto sotto forma del Pelikan 1. Per il quale è stato il battesimo ufficioso di soccorso con l’oscurità. Il servizio che permetterà di volare fino alle 22 sarà attivato ufficialmente lunedì 6 novembre. Da qualche giorno però piloti e tecnici stanno facendo addestramento. E l’altra sera verso le 18 avevano appena acceso i motori quando si è verificata l’emergenza alla quale i piloti (a bordo ce ne sono due) hanno risposto con grande professionalità. Prova superata a pieni voti e chance di sopravvivenza del piccolo accresciute.

È stata dunque inaugurata una nuova era dell’elisoccorso. Con qualche giorno di anticipo rispetto al previsto. I piloti degli elicotteri d’emergenza altoatesini sono addestrati a volare con il buio. La pratica di questi giorni serve a prendere confidenza con il territorio nelle ore di oscurità. Da alcuni giorni stavano svolgendo voli di ricognizione, quando si sono trovati faccia a faccia con un bambino in condizioni disperate. In Alto Adige gli ospedali sono sprovvisti di posti in rianimazione attrezzati per un paziente di questa età. La scelta era fra l’ospedale del Tirolo o quelli di Verona, Vicenza e Padova. È stato deciso di far rotta verso nord.

Prima, in una decina di minuti l’elicottero aveva coperto la tratta San Maurizio-Tappeiner. All’ospedale di Merano erano stati fatti salire a bordo un medico e un infermiere. In altri 5-6 minuti l’arrivo a San Leonardo. Infine, caricato il paziente, dopo un’altra ventina di minuti in aria il Pelikan 1 è atterrato sul tetto del nosocomio di Innsbruck. Un trasporto su strada avrebbe richiesto ben altri tempi. E ogni minuto nelle emergenze può essere vitale.

Le prossime ore saranno decisive per la sorte del bambino. Superata la fase più critica, per verificare eventuali danni al cervello saranno necessari alcuni giorni. Molto dipende da quanto è durata l’ipossia. Difficile dirlo anche ricostruendo i contorni della disgrazia. Il piccolo si trovava nell’area piscine dell’albergo dove la famiglia svizzera – madre, padre e tre figli – stava trascorrendo il proprio soggiorno. Pare che fino a poco prima della tragedia si fosse tuffato più volte, munito di braccioli, nella vasca più profonda dove c’era il papà. Poco dopo, in sua assenza, si sarebbe gettato in acqua senza i braccioli. Neppure altri bambini che nuotavano nella piscina si sono accorti di quanto stava accadendo. Sarebbe stato proprio il padre a scorgere il figlio nell’acqua e a recuperarlo. Allertata la centrale delle emergenze, ai primi soccorsi ci hanno pensato alcuni medici ospiti dell’hotel. Da Merano è partita l’auto del medico d’urgenza. Mentre all’albergo sopraggiungevano, assieme ai carabinieri incaricati delle verifiche del caso, i volontari della Croce bianca della sezione Passiria. Il bambino è stato intubato. Poi il volo della speranza













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