Profughi, Urzì bacchetta Lagundo 

«L’amministrazione non ha tenuto conto dei residenti di via Weingartner»



LAGUNDO. “Sarebbe una trovata geniale, si fa per dire, quella del Comune di Lagundo, che avrebbe aderito al progetto Sprar e deciso di accogliere la propria quota di profughi. Ma i migranti sarebbero ospitati ben lontano dal centro del paese, dai masi e dalle case residenziali, anzi, praticamente... a Merano”. Così il consigliere provinciale Alessandro Urzì (l’Alto Adige nel cuore) commenta lo Sprar di via Weingartner, a pochi metri dal confine con la municipalità di Merano.

Urzì prosegue: “Nelle scorse settimane l’amministrazione civica avrebbe infatti disposto di sistemare i richiedenti asilo nell’ex casa cantoniera, sita sì nel territorio del Comune di Lagundo ma non troppo distante dall’intersezione con via Goethe e via IV Novembre, cioè da Merano. I profughi da ospitare in principio sarebbero dovuti essere 16, ma con il passare dei giorni il numero sarebbe arrivato a 28. Un’azione solo apparentemente umanitaria da parte del Comune di Lagundo, che si è ben guardato dall’individuare una o più abitazioni nel centro storico del paese, andando a reperire una struttura che non solo si trova quasi al confine con la città del Passirio, ma anche in un’area che già ospita uno dei due centri di accoglienza straordinari predisposti dal Comune di Merano, quello di via IV Novembre”.

“L’area in questione - dice Urzì - si trova a ridosso di complessi residenziali di recente costruzione, già interessati da problematiche relative al degrado e alla prostituzione. Un’area dove chi ha comperato casa, a dispetto di mutui onerosi, si vede svalutare di giorno in giorno i propri investimenti per le scelte delle amministrazioni comunali che destinano aree ed edifici ai progetti di accoglienza senza valutare adeguatamente le eventuali conseguenze nel rispetto dei cittadini. O come nel caso di Merano, concedendo delle abitazioni comunali non a propri numerosi concittadini in lista di attesa, ma a richiedenti asilo di cui non si sa neppure se verranno riconosciuti come rifugiati”.

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