Marcello Fera (Anpi) 

«Quei ventenni s’inventarono la strada»

Merano. «Erano dei giovanotti, avevano vent’anni. Questi ragazzi che si rifiutarono di aderire ai bandi di Salò o di tornare in guerra si sono dovuti inventare la strada da percorrere, hanno dovuto...



Merano. «Erano dei giovanotti, avevano vent’anni. Questi ragazzi che si rifiutarono di aderire ai bandi di Salò o di tornare in guerra si sono dovuti inventare la strada da percorrere, hanno dovuto immaginare una libertà, una democrazia, e costruirla È un insegnamento, sempre, per chiunque: anziché camminare su strade già segnate, bisogna trovare percorsi nuovi».

Marcello Fera, dell’Anpi meranese, traccia una riflessione storica che arriva al cuore della contemporaneità. «Spesso il 25 aprile lo si è visto come una data “per gli italiani”. Ma l’autonomia altoatesina deve tutto alla previsione della protezione delle minoranze nella Costituzione, costituzione costruita in base a principi democratici. Sarebbe importante capire che la Resistenza è la lotta al fascismo e che è un fenomeno europeo, con la bellissima resistenza altoatesina successivamente emarginata, negata dalla stessa Svp che l’aveva accolta, finché non venne a galla negli anni ‘70 col partigiano Pircher».

Viene da chiedersi perché ieri, a parte Fera e i suoi amici in piazza Duomo e qualche sparutissimo caso, dai balconi non si sia sentita una nota. «In generale nella nostra provincia è stato questo sentirla come una “faccenda da italiani” a restituire un ambiente complicato per la ricezione di questa festa – risponde lui –. Per quanto riguarda Merano però c’è una parte della popolazione giovanile che sente la Resistenza come un punto di riferimento, qualcosa cui aderire». Un’urgenza. «Ma intervengono strumentalizzazioni da parte di tanta politica, anche ai livelli più alti. Si va a parare nell’equivalenza tra Resistenza e comunismo, quando invece molti partigiani erano perfino impolitici e maturarono una coscienza politica solo con la lotta al nazifascismo». Per dissolvere l’accostamento basta ricordare che nel 1946 in Italia non si instaurò un regime comunista. O che la Costituente esprimeva tutti i partiti politici del tempo.

«Oggi c’è chi mette in discussione i valori della Resistenza. A loro e a chi li sta a sentire ricordo che farlo significa mettere in discussione le istituzioni di questo paese». S.M.













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