Merano

Sassi contro i cani, arrivano sei denunce 

Il grave episodio a Lazago. Preso di mira un furgone all'interno del quale erano custoditi dei cani da addestramento. Gli animali sono di tre militari, di stanza a Merano: giovani immobilizzati e consegnati alle forze dell’ordine


Jimmy Milanese


MERANO. Hanno trovato pane per i loro denti - è il caso di dire questa volta – i sei ragazzi che l'altro pomeriggio nei pressi della zona ricreativa di Lazago verso le 18 per motivi ancora tutti da chiarire hanno preso a sassate un furgone all'interno del quale erano custoditi dei cani da addestramento. Infatti, per sfortuna dei giovani evidentemente facili alle mani, i cani appartenevano a tre militari dell'Esercito in forza a Merano che nel loro tempo libero si dedicano all'addestramento dei quattro zampe e al recupero di cani particolarmente violenti.

Grazie alla loro elevata preparazione militare al combattimento, di fronte alla inspiegabile aggressione fisica da parte del gruppo di giovani, i militi sono stati in grado di provvedere alla ripetuta neutralizzazione a terra dei giovani, risparmiando loro conseguenze ben peggiori. Giovani che però non ne hanno voluto sapere di recedere dal loro comportamento antisociale, almeno fino all'intervento delle Forze dell'ordine.

A spiegare come sono andati i fatti è Davide Ghizzoni, uno dei tre militari che racconta: «Sono arrivato al campo di addestramento con i miei due cani custoditi all'interno di un furgone in gabbie che ne impediscono l'uscita. Ho aperto il portellone del furgone per dare loro aria e sono salito al campo di addestramento, quando mi sono accorto che un gruppo di ragazzi si era avvicinato alle gabbie per infastidire i miei cani e tirargli pietre contro.

Sono immediatamente ritornato al furgone per capire cosa stesse succedendo, intimando ai ragazzi di smettere con quei comportamenti», sottolinea il militare che a quel punto, probabilmente con molta rabbia in corpo, ha dovuto mettere in campo tutto il suo controllo per evitare che la situazione degenerasse.

«Tra di loro c'era un quarantenne ma gli altri erano tutti poco più che maggiorenni. Invece di andarsene, il gruppo mi ha accerchiato con fare minaccioso, quindi sono arrivati due miei colleghi e assieme abbiamo ancora provato a farli desistere, purtroppo invano, perché tra spintoni e insulti uno di loro ha colpito il mio amico che immediatamente ha provveduto ad immobilizzare l'aggressore a terra, mentre un'altro ha cercato di colpire me ed è stato a sua volta immobilizzato. Lo stesso con un altro del gruppo che si è scagliato contro l'altro mio collega», spiega ancora Ghizzoni.

Insomma, nonostante il fatto di essersela presa con tre militari addestrati al combattimento i quali, invece di rispondere con pari violenza, saggiamente e a più riprese hanno immobilizzato i loro aggressori, i ragazzi prima si sono scusati ma una volta liberati hanno ricominciato ad insultare, aggredire e lanciare pietre, una delle quali è finita su una macchina parcheggiata nei paraggi, infrangendone il vetro.

«Alcuni di questi ragazzi erano sicuramente ubriachi e forse questa è la causa di tanta aggressività, mentre uno di loro, il più piccolo, sembrava alquanto spaventato. Non volevamo certamente picchiarli, ci siamo limitati ad immobilizzarli ripetutamente sperando che prima o poi avrebbero desistito dai loro intenti», sottolinea Ghizzoni che conclude amaro: «Questa volta hanno trovato noi, tre militari addestrati a queste situazioni, ma se avessero trovato persone “normali”, accerchiate da sei giovani nel pieno della loro forma fisica, che sarebbe successo?». Infatti, nemmeno con l'intervento delle Forze dell'ordine i protagonisti di questa vicenda si sono calmati, lasciando la scena della fallita aggressione con insulti verso tutti quelli che nel frattempo si erano radunati tutt'attorno.













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