Sciopero alla Solland per stanare Kompatscher 

La fabbrica di Sinigo. Fermato lo svuotamento dei silani presenti nello stabilimento I lavoratori reclamano un vertice urgente col governatore e chiedono di riaprire il tavolo al Mise


Simone Facchini


Merano. Sciopero, richiesta di un incontro urgente con Kompatscher e la riattivazione del tavolo di crisi al ministero per lo Sviluppo economico. È l’esito dell’assemblea sindacale di ieri pomeriggio alla Solland Silicon. Formalizzato con un documento indirizzato alla Eco-Center, datore di lavoro da circa tre mesi, che manifesta compattezza attraverso il voto unanime dei quaranta dipendenti presenti sui 58 totali. La serrata decreta il fermo di tutte le attività di movimentazione dei silani, le sostanze pericolose responsabili dell’inquadramento della Solland nella legge Seveso, e la sospensione dello svuotamento imposto da un’ordinanza della Provincia. Garantito il mantenimento in sicurezza dell’impianto.

Le domande e lo sciopero.

«Dalla Provincia pretendiamo un chiarimento» precisa Raffaele Falasca della Rsa Uiltec. «Cosa chiediamo a Kompatscher? Che ci spieghi le reali motivazioni di indurre la chiusura e la dismissione dello stabilimento anche in presenza di un reale investitore e di una produzione che avrebbe già acquirenti. E perché vuole a tutti costi smantellare settant’anni di storia industriale». L’investitore chiamato in causa è la Mb Solar Pte Ldt di Singapore, che di recente ha messo sul piatto un’offerta da 5 milioni assieme alla volontà di riprendere la produzione. È rappresentata in Italia da Giuseppe Flores D’Arcais «che ha chiesto con insistenza un incontro con Kompatscher senza ottenerlo. E vogliamo pure sapere come sia possibile che un’ordinanza provinciale, quella relativa allo svuotamento, possa avere effetti così determinanti su una procedura fallimentare».

«L’assemblea ha ratificato lo sciopero» ha continuato Falasca. Già il 17 settembre erano state bloccate le attività, «poi c’è stato l’intervento di Eco-Center». Sono anche state mosse accuse di interruzione di servizio. «Non stanno in piedi», taglia corto Toni Serafini, segretario generale della Uil altoatesina. «La sicurezza continua a essere garantita. Lo svuotamento è una mansione, lo sciopero è legittimo».

Delle 260 tonnellate di silani presenti nella fabbrica all’inizio delle operazioni di svuotamento, ne sono rimasti fra i 50 e 60. «Inizialmente c’era un solo impianto, in Francia, che accettava la sostanza», spiega un lavoratore. «Una cisterna al mese da 20 tonnellate. Ora un’azienda tedesca ne accoglie una alla settimana. Significa che, riprendendo lo svuotamento, le operazioni si completerebbero in tempi molto brevi. E a quel punto che ne sarà della maggior parte di noi?». Con Eco-Center i dipendenti hanno contratti a tempo indeterminato, ma il timore è che quando le operazioni alla Solland saranno ultimate, o comunque i quantitativi dei silani saranno inferiori alla soglia imposta dalla legge Seveso (che regola il controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose), l’azienda possa decidere e trovare il modo di licenziare. Le assicurazioni di ricollocamento sbandierate da Kompatscher e dal sindaco Paul Rösch non tranquillizzano.

Il fronte occupazionale si inserisce nell’intricata vicenda del fallimento che si trascina da anni. Il 10 settembre la giudice Francesca Bortolotti ha assegnato lo stabilimento e il suo areale alla Al-Invest srl, società locale di Auer (Erdbau) e Ladurner, che smantellata la fabbrica avrà l’obbligo di bonificare il 70 per cento della superficie per destinarla a insediamenti produttivi. Quanto impegno possa richiedere la bonifica sarà determinante sui costi in carico all’acquirente. Una quindicina di giorni dopo, la stessa giudice ha dichiarato “inammissibili per assenza dei requisiti di legge” le istanze di sospensione delle operazioni di vendita dei beni della Solland presentate da Mb Solar Pte Ltd (il gruppo di Singapore) e da Fri-El Hydro Power Srl (gruppo Gostner). Su questo fronte sono attesi ricorsi.

La nota della Uiltec.

In serata la Uiltec ha diffuso una nota specificando la presenza all’assemblea di ieri, «convocata per affrontare compiutamente la vertenza che sta tenendo in forte apprensione da sette anni i lavoratori dello stabilimento che continuano a non avere sicurezze per il loro futuro», oltre che delle segreterie regionali e provinciali, di Venere Balla funzionaria della Uiltec nazionale. «Consideriamo poco chiaro il comportamento della Provincia che delibera la chiusura di uno stabilimento pur in presenza di un acquirente che garantisce il mantenimento dei livelli occupazionali con prospettive di rilancio produttivo». Oltre alla richiesta di incontro con Kompatscher, «verrà promosso un confronto istituzionale al Mise. Siamo sconcertati dall’atteggiamento ostile nei confronti dei lavoratori – chiosa la nota - che altro non chiedono che continuare a lavorare in una storica ed importante attività produttiva del territorio ed una eccellenza per il nostro Paese».

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