Sfruttamento, meranese in arresto 

La Procura di Latina. L’amministratore della Lazzeri Società Agricola srl è accusato di intermediazione illecita e sfruttamento di braccianti Avrebbe impiegato oltre 290 lavoratori in condizioni di prevaricazione. Misure cautelari anche contro due collaboratori e tre presunti caporali


Jimmy Milanese


Merano. È finita sotto la lente della Procura della Repubblica di Latina l’azienda di produzione di piantine Lazzeri Società Agricola srl con sede amministrativa a Sinigo ma produzione a Sabaudia, in provincia di Latina.

Nell’ambito dell’operazione “Doulos” (in greco, “schiavo”) della Guardia di Finanza del comando provinciale di Latina per il contrasto al fenomeno del caporalato sono state eseguite sei misure cautelari contro Adriano Gobetti, legale rappresentante dell’azienda residente a Merano, due collaboratori residenti a Latina e tre presunti caporali: uno di origine indiana ma anche un tedesco e un sardo. L’accusa è quella di “intermediazione illecita e sfruttamento di braccianti agricoli, prevalentemente di nazionalità indiana”, si legge nell’ordinanza. Secondo l’accusa, la società di Sinigo avrebbe impiegato nel lavoro agricolo in provincia di Latina oltre 290 lavoratori in condizioni di sfruttamento e prevaricazione. «Lo sfruttamento dei braccianti – ha sottolineato la Finanza – ha consentito all’azienda agricola di risparmiare sul costo della manodopera, omettendo versamenti alle casse dell’Inps di contributi previdenziali e assistenziali per oltre 110 mila euro».

A spiegare il punto di vista dell’azienda, l’avvocato Giulio Mastrobattista: «C’era una piattaforma indiziaria – sostenuta dalla Guardia di Finanza di Latina – obiettivamente grave, che prevedeva tre ipotesi di reato: induzione in schiavitù, estorsione e truffa ai danni dello Stato. Il gip ha suffragato la gravità indiziaria della sola ipotesi di induzione in schiavitù, come dire, una mancata corresponsione rispetto a quanto previsto alla paga oraria. Perché nel caso di specie, la Asl ha già accertato condizioni ottimali di lavoro alla Lazzeri, non rivedibili in alcuna azienda simile sul territorio italiano. Per questo motivo – continua l’avvocato – siamo rimasti sorpresi dalle conclusioni del gip di Latina, che non ha tenuto conto delle particolarità di questa azienda, visto che i suoi dipendenti sono inquadrati con contratti stagionali. Dal nostro punto di vista c’è stata una non corretta interpretazione delle norme giuslavoriste in materia».

«Ancora più grave dal nostro punto di vista – aggiunge l’avvocato Giulio Mastrobattista – è che avevamo già avuto contezza di questo procedimento in atto verso di noi e per questo motivo avevamo depositato preventivamente una monumentale documentazione difensiva in quattro memorie alla Guardia di Finanza di Sabaudia e al gip, secondo la quale lo stesso avrebbe dovuto chiedere l’archiviazione».

A questo punto, l’avvocato si concentra su un presunto errore procedurale compiuto dagli inquirenti: «Il problema è che sull’ordinanza di custodia cautelare verso il mio cliente non trovo traccia di queste tesi difensive, anche se sia al pm ma anche al gip la legge impone di valutare tutte le istanze difensive e includerle nel corpo motivazionale dell’ordinanza: invece, non c’è nulla».

È fissato a lunedì prossimo l’interrogatorio di garanzia per i sei imputati raggiunti da un ordine di restrizione.

«In quella sede riproporremmo la nostra documentazione secondo la quale emerge chiara la non sussistenza della accusa di riduzione in schiavitù», chiosa Mastrobattista.

Ma nel capo di imputazione si parla anche di un’ipotesi di mancato pagamento alle casse dell’Inps per via di contributi non versati. Nel merito di queste accuse, è ancora l’avvocato Giulio Mastrobattista a spiegare:

«Ci contestano una paga di 4,66 euro netti all’ora rispetto ai 12 euro lordi previsti. Il punto è che nessuno dei dipendenti ha mai preso 4,66 euro netti, visto che si partiva da questa base però implementata con altri bonus. Anche sull’esistenza di una contabilità parallela, sostenuta da alcuni media, non esiste nessuna contestazione», precisa Mastrobattista.

Una vicenda ancora tutta da chiarire, dunque, con tesi dell’accusa e della controparte difensiva incentrate proprio sull’interpretazione dei contratti applicati a un settore – quello dell’agroalimentare – nel quale non è raro scoperchiare situazioni di sfruttamento.

L’avvocato conclude così: «Quello che fa riflettere, di questa vicenda, è che, alla notifica della custodia cautelare, il mio cliente non si è preoccupato tanto di dover fare qualche giorno ai domiciliari, ma ha subito pensato ai suoi dipendenti e a quello che sarebbe loro accaduto».

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