Solland, salta la commissione richiesta da Urzì

Merano. La commissione d’inchiesta per fare chiarezza sull’intera vicenda fallimentare della ex Solland di Sinigo, proposta dal consigliere provinciale di Fratelli d’Italia – Alto Adige nel cuore...



Merano. La commissione d’inchiesta per fare chiarezza sull’intera vicenda fallimentare della ex Solland di Sinigo, proposta dal consigliere provinciale di Fratelli d’Italia – Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì, non si farà. Servivano nove firme per istituirla, ma alla resa dei conti solo il consigliere Diego Nicolini ha aderito alla proposta di Urzì, che mirava a far luce «sulle condizioni create della politica locale – così la segreteria di Urzì in un comunicato – per favorire o meno il rilancio dello stabilimento chimico, alla luce della guerra dichiarata da parte del Comune e delle ordinanze della Provincia che ne hanno disposto frettolosamente la chiusura per motivi di sicurezza ambientale».

Il consigliere provinciale segnala che da parte delle altre forze politiche di opposizione non è arrivato alcun accenno di adesione, «neppure da parte della Lega, che pure con la propria componente meranese aveva manifestato nei mesi scorsi la propria preoccupazione per la sorte dei lavoratori di Sinigo. Nei miei intenti la commissione d’inchiesta avrebbe dovuto far chiarezza sull’intera vicenda, accertando tutti i passaggi che a partire dalle autorizzazioni ambientali integrate non conformi alla normativa vigente fino alle ordinanze della Provincia tese allo svuotamento degli impianti hanno condizionato in maniera determinate l’esito dell’intera procedura fallimentare conclusa con la chiusura e la dismissione degli impianti nonostante la concomitante offerta di un gruppo industriale internazionale intenzionato a salvare l’attività industriale e a far ripartire la produzione di semiconduttori per l’elettronica».

«Un’occasione persa – commenta Urzì –. È mancato il coraggio di far luce sugli aspetti meno trasparenti di un’operazione che ha portato alla chiusura di un fiore all’occhiello dell’industria nazionale proprio nel momento in cui all’orizzonte si erano affacciati investitori in grado di far ripartire gli impianti e mantenere i livelli occupazionali. Prospettive di rilancio ostacolate con cinica determinazione dal sistema politico locale che ha proposto per l’occasione un’innaturale quanto opportunistica saldatura tra il “verde” più a parole che a fatti Rösch e la presidenza della Provincia».













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