Toponomastica meranese dai romani al marketing 

Il “battesimo” di Merano. L’origine preromana e una incerta derivazione illirica portano al termine “Marra”, cioè “terreno sassoso” In una pergamena risalente all’anno 857 la prima attestazione di “Mairania” per indicare un villaggio di un centinaio di abitanti


Jimmy Milanese


Merano. Da pochi mesi la nostra città ha un nuovo logo, ideato da uno studio germanico per l’Azienda di soggiorno. Un logo che ha caratterizzato i recenti martedì lunghi e che sulle passeggiate fa bella mostra di sé in una postazione che è diventata meta di selfie per i turisti.

Il logo ideato dall’azienda presenta il toponimo “Merano”, con al di sotto della “o” un trattino basso, cioè una combinazione grafica che non esiste in alcuna lingua. Invece, per quanto riguarda il nome della nostra città, “Merano” per chi lo vuole dire in italiano, “Meran” per chi lo pronuncia in tedesco, la querelle dell’origine del toponimo ha sempre appassionato gli storici.

Studi e ideologie.

Per decenni la questione, legata alle note vicende della toponomastica tolemaica in Alto Adige e al passaggio della nostra provincia dall’Austria all’Italia, è stata materia di studio tra gli esperti. Nel cercare di dare una risposta all’origine dei toponimi, molto spesso, qui come in altre parti del mondo, è stata la politica a dettare i ritmi dell’analisi storica, nella costante ricerca di una legittimazione scientifica dell’ideologia che governava il momento. Alle nostre latitudini, per fortuna, per quel che riguarda Merano, le lancette della storia non hanno subito particolari interferenze politiche: per capirci un po’ meglio, devono semplicemente essere portate al secondo millennio a.C.. Esattamente, perché la storia del nome della città a cui basta togliere o aggiungere una “o” per mette in pace sia italiani sia tedeschi, inizia proprio a partire dalle prime influenze illiriche, quando la conca nella quale oggi ci troviamo era pressoché una palude umida, inospitale, folta di vegetazione e popolata da animali che sconsigliavano all’uomo di abitarvici.

L’età romana.

Furono i romani, al tempo dell’imperatore Augusto, ad assoggettare al loro dominio la conca di Merano fin su per la val Venosta, popolata da abitanti illirico-celtici sospinti verso sud dalle invasioni di stirpi germaniche, i quali alla fine accolsero lingua e cultura dei Romani. Di quel periodo reto-romano a Merano non rimane quasi nulla, salvo alcuni rari reperti conservati presso i musei provinciali, mentre in altri luoghi come la val Gardena e la val Badia persiste anche nella lingua l’eco di quello che doveva essere l’Alto Adige prima dell’arrivo dei Romani. Il territorio occupato dalla nostra città, nelle rudimentali cartine geografiche romane, era indicato coma “Maia”. Non il nome di una località precisa, ma quello di una contrada dai confini difficili da definire ma che si presume corrispondesse più o meno alla estensione geografica della Merano attuale.

I primi insediamenti.

Per quanto riguarda i primi insediamenti nel meranese, questi non occuparono il fondovalle, bensì la zona di monte Zeno, dove sorgeva il cosiddetto “Castrum Maiense” ai cui piedi si trovava la “Statio Maiensis”, l’abitato principale, sebbene di modeste dimensioni, posizionato tra i quartieri di Maia Alta e Maia Bassa, con un prolungamento che attraversava l’odierno rione Steinach. Abitati rudimentali si potevano trovale sulle rive del Passirio e anche sulle sponde del Küchelberg. Ma questi erano sprovvisti di nomi, o per meglio dire erano i nomi di famiglie a definire l’area da loro occupata.

I sassi del Passirio.

Sull’origine del toponimo che accompagna la nostra città, quindi, non ci sono origini certe, ma tanti indizi che portano tutti, o quasi, verso una direzione. Il nome “Merano” è di origine preromana e ha una derivazione incerta illirica che potrebbe indicare il termine “Marra”, cioè “terreno sassoso”, il che indicherebbe una caratteristica della nostra città che ancora permane: la presenza di sassi portati a valle dal fiume Passirio. A questo si deve anche un altro toponimo molto noto utilizzato per indicare il quartiere storico di Merano. Si tratta del rione “Steinach”, appunto, il quale riporta alla presenza di sassi in città. Ma agli albori la denominazione preferita e maggiormente attestata per nominare la nostra città era “An der Mairan”. Un po’ come oggi quando per indicare i bar o i ristoranti si dice, ad esempio, “da Mario” o “da Giovanni”.

I conti del Tirolo.

Per la storia del nome di una città, ad ogni modo, fa sempre fede la prima attestazione in un documento ufficiale, che nel nostro caso si rintraccia in una pergamena risalente all’anno 857 quale “locus qui dicitur Mairania”, “luogo che è chiamato Mairania”. Ma stiamo parlando di un villaggio che contava un centinaio di abitanti, in quanto solo sotto la dominazione dei Conti del Tirolo Merano iniziò ad essere un centro abitato, quindi capitale dell’antica Contea Principesca. Infatti, prima dell’arrivo dei Conti del Tirolo, Merano passò attraverso il dominio degli Ostrogoti, dei Franchi, dei Bizantini e dei Longobardi. Ma il suo nome, più o meno, almeno per come era stato plasmato, rimase intatto.

I tempi moderni.

Insomma, un’origine, quella del nome della nostra città, che si perde nella notte dei tempi, ma che a quei tempi ha resistito al punto da produrre addirittura un carattere grafico nuovo per pubblicizzare il marchio della cosiddetta “città sul Passirio”, altro termine spesso utilizzato soprattutto in epoca asburgica per indicare la conca solcata dal fiume che divide in due la città. Perché in fondo la nostra città deve tutto a quel terreno sassoso e alluvionale del Passirio sul quale è sorta che in illirico, guarda caso, si indicava con “Mara”.

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