La storia

Paola e la notte di Natale a lavorare al pronto soccorso: «La loro sofferenza è la mia sofferenza»

Il racconto di chi è sul campo, guardando gli occhi dei pazienti spaventati: «In tanti soli, in un letto di ospedale. Il mio Natale non è col vestito nuovo e l’acconciatura fresca da parrucchiere, ma solo un tutine che schiaccia la testa»



TRENTO. È un Natale particolare quello che stiamo vivendo, ma lo è sicuramente molto più strano per chi lo deve vivere al pronto soccorso, che siano pazienti che stanno male o che siano operatori sanitari al lavoro, nonostante tutto e nonostante tutti, con turni massacranti da mesi sulle spalle, con una pressione addosso che schiaccerebbe chiunque

«La loro sofferenza è la mia sofferenza», racconta Paola che ha voluto condividere con i lettori del Trentino il suo racconto della notte di lavoro al pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara di Trento.

Paola è una degli operatori che nonostante siano quasi allo stremo delle forze non smettono di sorridere per regalare un po’ di serenità a chi sta soffrendo.

Pubblichiamo integralmente il suo racconto che ci ha mandato, ringraziandola a nome di tutti i trentini per il grandissimo lavoro che ogni giorno lei e tutti gli operatori sanitari stanno facendo.

«La notte di Natale in pronto soccorso, con parecchie ore vestiti di tutone bianco che ormai toglie il fiato da anni. Guardare gli occhi dei pazienti spaventati cercando di strappare un sorriso con qualche battutina... o la nonnina che purtroppo non sta bene e necessita di cure ed è spaventata... o la ragazza che da anni è ferma a letto e ti ringrazia dicendoci “tanto di cappello ragazzi grazie”. Lei, che ha più di tutto una gran voglia di vivere nonostante la malattia...

Il nonno che ti chiede “quando hai tempo mi tieni la mano”... noi che con il sorriso e un filo di voce gli facciamo gli auguri.. loro che sorridono...

Difficile il Natale per noi dipendenti, ma più difficile è per i pazienti ricoverati... quelli che in questo giorno speciale non possono stare con i propri cari... non solo, ma non possono nemmeno vederli per colpa delle chiusure alle visite parenti. Soli, li in un letto di ospedale... anziani che non capiscono il motivo esatto della loro solitudine... loro sanno solo che vorrebbero la mano della figlia, o del marito-

A loro va il mio Natale... niente vestito nuovo, niente parrucchiere per noi... solo il tutone che schiaccia la testa. Ma siamo tutti uniti nel regalarci sguardi di auguri».

Auguri a te Paola, e un grazie dal più profondo del cuore per quello che fai/fate ogni giorno.













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