«È impensabile un inverno senza lo sci»

dolomiti. Ripartirà lo sci? Quando? Come? Si parla di far cominciare la stagione dopo le feste di Natale e l’epifania, ma questo rinvio o la temuta cancellazione dell’inverno turistico quali danni...


Daniela Mimmi


dolomiti. Ripartirà lo sci? Quando? Come? Si parla di far cominciare la stagione dopo le feste di Natale e l’epifania, ma questo rinvio o la temuta cancellazione dell’inverno turistico quali danni comporteranno o comporterebbero per operatori, albergatori e per tutti i lavoratori che intorno al mondo dello sci e dello sci vivono? E ancora: ha senso una proposta come quella fatta da Messner, della montagna senza lo sci?

A queste e altre domande hanno cercato di dare una risposta con una diretta Facebook l’onorevole Mauro Della Barba, Stefania Gander, coordinatrice provinciale di Italia Viva, ed Ennio Chiodi nella duplice veste di giornalista e albergatore.

I dati emersi in circa un’ora di conversazione e le domande di alcuni spettatori sono allarmanti, partendo dal fatto che il turismo in Alto Adige produce il 16% del prodotto interno e che ci sono circa 10.000 imprese turistiche che danno lavoro a 27-30.000 persone. Solo durante la stagione invernale si registrano 12,5 milioni di pernottamenti, con un fatturato che si aggira sui 2 miliardi.

“Sciare è sicuro, non è come andare in discoteca - ha detto Chiodi - Per salire sugli impianti con gli sci ai piedi, il distanziamento è ovvio, senza sci si entra uno alla volta. Le corse sono brevi, si possono effettuare con la metà della capienza abituale. Inoltre tutti avranno la mascherina e le finestre resteranno aperte”.

Al blog ha preso parte anche Paolo Cappadozzi, presidente degli impiantisti del comprensorio Val Gardena-Alpe di Siusi. “È impensabile e irrealizzabile - hanno sostenuto tutti - una stagione invernale senza impianti di risalita”. Per poter sopravvivere, gli impianti (“Ormai sul filo del rasoio”, è stato detto) devono poter registrare almeno la metà dei passaggi. Meno non avrebbe senso: i costi fissi sono enormi, a cominciare dall’innevamento già partito su tutte le piste, e poi il personale addetto al funzionamento, la gestione, la sicurezza.

E poi c’è l’indotto: ogni euro speso in impianti si moltiplica per 8-10. Solo il Superski Dolomiti fattura 360 milioni di euro. A questo va aggiunto tutto l’indotto che va dal commercio all’edilizia, dai servizi alle persone all’artigianato. E poi le riparazioni, le assicurazioni, le officine meccaniche, i servizi alle persone, dalle cliniche ai massaggiatori e via dicendo.

Come ha sottolineato Della Barba, “bisogna aprire in assoluta sicurezza. Il Governo ha a cuore la situazione di tutte le zone alpine che vivono sul turismo”. Adesso non resta che attendere cosa deciderà appunto il governo.














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