«Non abbattete l’Hotel Posta: è un pezzo della vera Dobbiaco» 

La polemica. Dopo le parole di Vittorio Sgarbi a difesa dello storico albergo in centro, intervengono residenti e turisti: «Oltre alle montagne, architetture come quelle del Posta sono ciò che distinguono e rendono "più bello" un paese»



Dobbiaco. Dopo l’intervento di Vittorio Sgarbi e quello dello storico dell’arte Francesco Vincenti (che aveva anche raccolto 4 mila firme), a difesa dell’hotel Posta a Dobbiaco scendono in campo i residenti e i turisti. Hanno inviato delle lettere al giornale e sottolineano un parere “fortemente contrario all’abbattimento” della struttura nel centro del paese, vecchia di oltre cent’anni e destinata a un progetto di riqualificazione dell’area che dovrebbe trasformare l’albergo in un nuovo complesso con appartamenti e locali.

“Scrivo questa mail per ribadire che, a mio modesto parere, la bellezza architettonica di molti paesi dell’Alta Pusteria, Dobbiaco in primis, è insita proprio nella maestosità e nel fascino dell’architettura austro-ungarica - scrive un lettore - Siamo in tanti, soprattutto turisti più che residenti, a pensare in questo modo. Anche Vittorio Sgarbi mi sembra dello stesso parere... e ha ragione quando, se pur con toni non molto pacati, dice che abbattendo l’hotel Posta non esiste più la Provincia, non esiste più lo Stato, ma solo interessi economici. Oltre alle montagne circostanti - prosegue il lettore - architetture come quelle dell’Hotel Posta sono ciò che distinguono e rendono "più bello" un paese come Dobbiaco. L’amministrazione comunale e provinciale dovrebbero fare di tutto per preservare tale bellezza. È proprio grazie a questo fascino unico e particolare per un paese di montagna che qualche anno fa decisi di trasferirmi: non soltanto per le montagne intorno, ma anche per questa grandiosa architettura che ti circonda in tutto il paese e che insieme al paesaggio rende unica ed inimitabile la bella Dobbiaco. Dal momento che scendi dal treno è amore a prima vista: ma attenzione, non sono le montagne e la Val di Landro a saltar subito all’occhio, ma è proprio l’architettura di cui stiamo parlando (quella del Grand Hotel e della stazione) a darti il benvenuto in un paese che è decisamente differente da tutti gli altri. Bello perché unico!”

“Ebbene, io mi chiedo, ma vi rendete conto di che cosa state per fare? - continua la lettera arrivata alla redazione dell’Alto ADige - Eliminare la nostra storia per sostituirla con architetture moderne che possiamo trovare in qualsiasi altra parte del mondo significa eliminare proprio questa bellezza, questa unicità che ci distingue; è come eliminare la Cima Grande alle Tre Cime. È la stessa cosa! Lo fareste mai? Non credo, eppure, lo state per fare!”

“Quello che sta per succedere in piazza a Dobbiaco io lo chiamo imbruttimento, standardizzazione, appiattimento. Non riesco a capacitarmene... Eliminare ciò che di unico abbiamo per creare edifici anonimi che si possono trovare in ogni dove e che sono sempre uguali a se stessi - sostiene il lettore - significa mancanza di rispetto verso questo paese, i suoi residenti e i tanti turisti che amano e scelgono. Come faccio a voler bene a un paese che vuole cancellare il suo passato, la sua storia, la sua bellezza?”

L’interrogazione di Urzì. E sull’Hotel Posta, il consigliere provinciale e regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì ha presentato un’interrogazione al presidente del consiglio provinciale. Urzì chiede “se non si ritiene che l’Hotel Posta di Dobbiaco debba essere sottoposto al vincolo della Soprintendenza delle Belle arti” e aggiunge un secondo quesito: “Se l’immobile in passato risultava posto sotto tutela e, nel caso di risposta affermativa, quando, da chi e con quale giustificazione è stato rimosso il vincolo”.













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