la proposta

Regioni alpine, «Sui grandi predatori seguire l’esempio della Finlandia»

Nel Paese scandinavo è in vigore una deroga alla Direttiva Habitat dell’UE che permette l’abbattimento di un certo numero di lupi a determinate condizioni



BOLZANO. «Le Regioni italiane dell'arco alpino uniscono le forze sulla questione dei grandi predatori: insieme vogliono attirare l'attenzione sull'ormai grave problema dei grandi carnivori in tutte le regioni alpine e sull'urgente necessità di intervenire». Su invito del presidente Arno Kompatscher, i rappresentanti delle Regioni Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno constatato, durante l'incontro alla Conferenza delle Regioni tenutasi a Roma, che le popolazioni di lupi e orsi nell'arco alpino sono cresciute fortemente negli ultimi anni e sono quindi ben lontane dal rischio di estinzione.

«La conseguenza di questo stato di cose è il rischio di non poter più gestire in maniera tradizionale i pascoli alpini; dall'altro lato, si registra anche una crescente presenza di orsi e lupi nei pressi degli insediamenti umani. Questo ha un impatto sull'intera popolazione, e molte persone ora hanno paura», sottolinea Kompatscher.

Le Regioni hanno quindi deciso di tenersi reciprocamente informate sull'evoluzione delle popolazioni dei grandi predatori presenti sul territorio e di documentarla in maniera congiunta. Secondo la Direttiva europea Flora-Fauna-Habitat (Direttiva FFH) del 1992, questo è uno dei prerequisiti per le misure e i piani di gestione dei grandi predatori. Allo stesso tempo, le Regioni alpine chiedono congiuntamente al Governo di lavorare a livello europeo in due fasi per "una gestione reale e pratica dei grandi predatori a livello locale".

L'obiettivo principale è un sostanziale declassamento dello status di protezione nell'arco alpino, seguendo l'esempio della Finlandia. In previsione di ciò, dovrebbe essere già possibile nel frattempo emanare piani di gestione, sull'esempio di quanto già avvenuto in Svezia e Francia. Ciò dovrebbe avvenire attraverso una delega alle Regioni. «Se questo non è possibile, chiediamo almeno un piano nazionale che non solo permetta di rimuovere gli animali problematici, ma che ne regoli effettivamente la popolazione», ha dichiarato Kompatscher.













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