il funerale

Salvaterra, l’addio commosso della gente di montagna

A Pinzolo il tributo al celebre alpinista scomparso in un tragico incidente sul Campanile Alto. Un mazzolino di stelle alpine sulla bara. Il sindaco Cereghini: "Ermanno sapeva stupirci"



PINZOLO. La bara di legno chiaro con sopra un mazzolino di stelle alpine.  Una folla commossa, all’interno della quale spiccavano molti voti noti nel mondo dell’alpinismo e compagni di cordata, ha dato l’ultimo saluto oggi pomeriggio a Ermanno Salvaterra, la celebre guida alpina morta venerdì cadendo mentre saliva la via Hartmann/Krauss, sul Campanile Alto. Una folla fatta di amici ma anche di persone che nutrivano ammirazione nei confronti di Ermanno e della sua storia di uomo profondamente legato alla montagna.

A ricordarlo anche il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini: “Ha scritto la storia dell''alpinismo - ha detto - ed è morto in questo caldo agosto. Ermanno sapeva stupirci”.

Salvaterra era un vero e proprio fuoriclasse dell’alpinismo. Ma anche un nome storicamente legato alle vette: con la famiglia aveva gestito a lungo il rifugio fratelli Garbari ai XII Apostoli è di casa. Il presidente del coro della Sat Andrea Zanotti aveva ricordato così l'alpinista di Pinzolo: «Ermanno era una presenza fissa, prima da giovane ragazzo vicino alla nonna Maria, la nonna del Brenta e poi quando dava una mano alla zia Nella, che gestiva il rifugio. La Nella si appoggiava al nipote per molti lavori fra cui quelli di approvvigionamento dei materiali, che al rifugio arrivano con un piccolo trattore fino alla piana del lago asciutto e poi da lì con la teleferica. Poi dal 2000 al 2007 era stato lui il gestore. Ermanno era amico del coro della Sosat e nella giornata in cui il popolo delle vette ricorda i suoi caduti, se pur indaffarato, aveva per il coro una particolare attenzione. Al XII Apostoli con il coro della Sosat si crea un clima particolare, soprattutto la sera. Molti coristi salgono il sabato e nell'atmosfera raccolta del rifugio si canta».

Sono momenti intimi indimenticabili ai quali Ermanno partecipava: «I ricordi con lui sono moltissimi da parte dei coristi, che lo avevano visto ragazzino arrampicarsi con uno straordinario stile sulle pareti delle balze rocciose che fanno corona al XII Apostoli - prosegue -. Quando Ermanno divenne l'alpinista famoso, il nostro rapporto rimase uguale. Lo scalatore formidabile con noi aveva un rapporto di condivisione e di amicizia fraterna. Anche qualche anno fa, pur non gestendo più il rifugio, era salito per partecipare, con discrezione, alla giornata in memoria dei caduti della montagna. È in qualche modo il compimento di un destino partito, come alpinista di straordinario valore, dalle cime che circondano il rifugio ai XII Apostoli, a quelle cime Ermanno è definitivamente ritornato». Zanotti ha aggiunto: «Il nostro compito è ricordarlo in quella giornata della memoria dei caduti cui tante volte lui stesso aveva presenziato. Gli alpinisti migliori sono l'equivalente dei poeti in letteratura: sanno racchiudere in pochi gesti e in grandi slanci i concetti e i sentimenti essenziali. In questo senso Ermanno è stato la montagna, così come il coro della Sosat ne è la sua colonna sonora»













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