giudiziaria

Valle Aurina, ammanchi nei versamenti: amministratore rinviato a giudizio dalla giudice Scheidle

Nei guai il consigliere delegato di una struttura turistica. È stato rinviato a giudizio per appropriazione indebita. Mancano 35 mila euro che l’indagato dice di aver versato in banca



BOLZANO. L’amministratore delegato di una struttura turistica in valle Aurina è stato rinviato a giudizio dalla giudice Carla Scheidle con l’ipotesi di accusa di appropriazione indebita. In sostanza l’uomo è accusato di essersi indebitamente impossessato di 35 mila euro in contanti. Si tratta di denaro frutto dell’attività alberghiera della struttura e che avrebbe dovuto essere versato di volta in volta sui conti dell’esercizio utilizzando il sistema di cassa continua di cui la banca di appoggio era dotata. Per il momento l’indagine non ha chiarito sino in fondo cosa possa essere accaduto anche perché l’uomo, da diverso tempo uno degli amministratori di estrema fiducia dell’albergo ristorante, ha sempre negato con forza ogni addebito , sostenendo di aver effettuato regolarmente i versamenti in questione.

L’ammanco del denaro emerse però nel corso di alcuni controlli durante un periodo di ferie dell’amministratore il quale, al suo ritorno, sostenne di essere assolutamente estraneo ai sospetti mossi in relazione alla destinazione del denaro in contanti. Come noto l’appropriazione indebita è il reato compiuto da chi si appropri di denaro o di oggetti di valore di terzi di cui avesse il controllo per effetto delle proprie mansioni. In effetti l’amministratore finito nei guai non è accusato di furto in quanto legittimamente, nell’ambito delle sue funzioni professionali, aveva proprio il compito di gestire le somme di denaro giorno per giorno, curando personalmente il versamento in banca del denaro in questione.

L’uomo sospettato di aver fatto sparire i 35 mila euro (per la precisione 34.719,20 euro) che mancano all’appello ha annunciato di essere in grado di citare alcuni testimoni in grado di confermare la sua versione dei fatti ed il regolare versamento del denaro per lo meno in alcune occasioni. Ma la prova difensiva è stata considerata insufficiente sia dalla Procura della Repubblica che dalla giudice dell’udienza preliminare che ha accolto le istanze accusatorie disponendo il rinvio a giudizio dell’indagato.

I fatti in questione risalgono alla primavera di tre anni fa . Il consigliere delegato della società che gestisce la struttura turistica ha già annunciato che non intendere chiedere al processo con rito alternativo. Si andrà quindi al processo con rito ordinario. Una scelta decisa anche dal convincimento dell’interessato di essere in grado di dimostrare in un pubblico dibattimento la propria totale estraneità all’ipotesi d’accusa. La prima udienza del processo si terrà probabilmente nel prossimo autunno. Sarà anche compito della banca ricostruire cosa possa essere accaduto nella gestione delle somme di denaro al centro del caso.













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