«Correvo vicino alla sinagoga, ho sentito i colpi dei terroristi» 

Un meranese a Vienna. Alberto Pasquetto lavora nella capitale austriaca: il suo racconto della notte dell’attentato «Facevo jogging. Sopra la mia testa una raffica di proiettili, mi sono rifugiato in albergo e la polizia ci ha blindati dentro»


Jimmy Milanese


Merano. Un attacco terroristico coordinato in sei punti della città, quello che lunedì sera ha colpito il centro di Vienna, vissuto in prima persona dal meranese Alberto Pasquetto, il quale una settimana sì e una no per motivi di lavoro vive nella capitale austriaca. «Sono direttore della filiale austriaca dell’azienda Uretek. Quando sono a Vienna alloggio in un albergo nel terzo distretto e la sera, come sempre, do sfogo alla mia passione per il running correndo sul Donaukanal, un ramo del Danubio che passa per la città», esordisce Pasquetto.

Il racconto.

Dalle sue parole, ecco che cosa è accaduto nella sera di lunedì nel centro di Vienna. «Erano circa le 20, mi trovavo a due chilometri dal mio albergo. Correvo nei pressi della Schwedenplatz, una zona particolarmente illuminata del primo distretto, piena di locali notturni con musica dal vivo nel centro del quartiere ebraico frequentato da ebrei ortodossi e pieno di ristoranti kosher, oltre che ad alcune sinagoghe».

Lì, a pochi passi, c’è lo Stadttempel, una sinagoga tra le poche a non essere stata toccata dalla Notte dei cristalli. «Come sempre, anche lunedì correvo in un canale che è leggermente più basso del livello della piazza che dà su un ponte sotto il quale in quel momento stavo passando, quando sopra la mia testa ho sentito arrivare una raffica di una decina di colpi. Di fronte a me c’erano diverse persone che nel frattempo si erano messe al riparo, in particolare una ragazza terrorizzata, anche se lì per lì non ho immediatamente realizzato che cosa stesse realmente accadendo, tanto che avevo associato quel rumore a qualcosa che potesse essere accaduto in un cantiere. Dopo la prima raffica, però, ne sono seguite altre e di lì a pochi minuti abbiamo sentito le sirene della polizia. A quel punto sono corso verso il mio albergo, che si trova all’altezza di un passaggio pedonale. Al mio arrivo ho visto il cameriere che aveva già sbarrato le porte, sono entrato e la polizia ci ha blindati dentro il nostro isolato».

La situazione in città.

A quel punto hanno iniziato ad arrivare le prime notizie. «Ho chiamato la mia famiglia per spiegare cosa stesse succedendo – ricorda Pasquetto – ma loro ancora non sapevano nulla. Le sirene sono andate avanti per tutta la notte, con la città chiusa alla circolazione proprio il giorno prima del lockdown che sarebbe iniziato di lì a poche ore. Infatti lunedì era l’ultima giornata nel corso della quale in Austria era possibile uscire, prima dell’entrata in vigore delle normative che hanno decretato un mini-lockdown anche qui. La giornata era bella, la temperatura mite e la città piena di persone».

Il primo attentato dal 1985.

Ancora ieri, con le forze speciali alla ricerca dei fuggitivi, dopo la conta provvisoria dei cadaveri e dei feriti, al suo risveglio Pasquetto si è trovato di fronte a una situazione surreale. «Le autorità hanno deciso di tenere chiuse alcune zone del centro e tutte le scuole. Proprio stamattina (ieri, ndr) il ministro degli Interni ha spiegato alla televisione che un attacco del genere in Austria non si vedeva dal 1985, in occasione dell’attentato all’aeroporto di Vienna del 27 dicembre, contemporaneo a quello di Fiumicino, entrambi ad opera di un gruppo palestinese», conclude.

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