#Unaperuna 

Il Coworking e la Memoria delle donne meranesi

Merano. Il Coworking della Memoria di via Ugo Foscolo non è soltanto un’aula studio: è anche e soprattutto uno spazio di socialità e di confronto, che in questi giorni si sta attivando nel racconto...



Merano. Il Coworking della Memoria di via Ugo Foscolo non è soltanto un’aula studio: è anche e soprattutto uno spazio di socialità e di confronto, che in questi giorni si sta attivando nel racconto della storia di donne meranesi vittime del nazifascismo, raccogliendole sotto l’hashtag #unaperuna.

Ieri è stata la volta di Therese Reich, la prima vittima del convoglio meranese portato dapprima a Reichenau, con direzione finale Auschwitz. Non raggiunse Auschwitz perché trovò la morte nel campo nei pressi di Innsbruck. «Il “campo di rieducazione al lavoro” di Reichenau – così l’Arci, che nel Coworkin ha sede – si trovava su un terreno di campagna tra Innsbruck e Hall e fu aperto nel 1941. Contava 18 baracche in legno, circondate da filo spinato e sorvegliate da 30 membri della Gestapo e delle SS. Il comandante del campo era Georg Mott, il cui motto era: “Inchioda i cani sulla croce se non lavorano”. A Reichenau furono deportati molti accusati di “infrazioni del contratto di lavoro”, fra cui alcuni lavoratori italiani che erano andati volontariamente a lavorare in Germania, per poi tentare la fuga date le insopportabili condizioni di lavoro. Nella “rieducazione” rientravano numerosi maltrattamenti. I detenuti del lager morivano a causa del gelo ma anche per via della scarsa alimentazione, che consisteva in surrogati di caffè. A portare all’esaurimento i reclusi erano anche le condizioni igieniche e le altre numerose torture. Reichenau fungeva anche da campo di transito per gli ebrei che sarebbero stati subito deportati nei veri campi di sterminio. Appunto, qui furono detenuti anche gli ebrei meranesi».













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