L’Accademia ospita il magistrato antimafia

Merano. Nuovo appuntamento con l’attualità all’Accademia di studi italo-tedeschi (via Innerhofer 1), che domani, alle 18, ospiterà un incontro con Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di...



Merano. Nuovo appuntamento con l’attualità all’Accademia di studi italo-tedeschi (via Innerhofer 1), che domani, alle 18, ospiterà un incontro con Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di Cassazione e autore di libri sulle più scottanti e inquietanti vicende di criminali, terroristi e mafiosi. A intervistarlo nell’ambito della rassegna dei “Dialoghi Merano” sarà Federico Guiglia, editorialista del gruppo Athesis, giornalista del Messaggero di Roma, direttore responsabile di Belvivere e collaboratore di Rai e La7, formatosi al Giornale sotto la guida di Indro Montanelli.

Nel faccia a faccia il magistrato che ha incriminato l’allora capomafia Luciano Liggio e che si è occupato di inchieste come quelle su Michele Sindona, sull’omicidio di Giorgio Ambrosoli e sulla P2 racconterà quanto ha ricostruito nel suo ultimo volume, da poco pubblicato con le edizioni Chiarelettere con una prefazione di Corrado Stajano.

“Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1980)” ricostruisce documenta una sequenza impressionante di stragi, assassinii, complotti, tentativi di colpi di Stato, citando Moro, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Mattarella, Amato, la strage di Bologna, la P2, Andreotti. Un cumulo di fatti atroci maturati in un arco di tempo ristretto (1978-1980) e rimasti il più delle volte senza giustizia, nel volume recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi.

Con Turone, testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, ci si addentra fra gli anfratti di storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi, ma pure uomini delle istituzioni, veri traditori della Repubblica. “Ciascuno di loro, con responsabilità diverse, ha tramato contro la democrazia – così la presentazione dell’opera –. Come dimostra Turone, solo grazie al sacrificio di persone valorose tra magistrati e membri delle forze dell’ordine, e grazie all’impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi come Tina Anselmi, l’Italia è riuscita a rimanere un paese libero: leggendo queste pagine, minuziosamente documentate e frutto di anni di ricerche, sembra quasi un miracolo che ciò sia potuto accadere. È quindi essenziale riuscire oggi a tenere in mano il filo che lega i fatti di quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie. Lo dobbiamo alle nuove generazioni, cui Turone soprattutto si rivolge”.

Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di Cassazione e già docente di Tecniche dell’investigazione all’Università Cattolica di Milano, è stato il giudice istruttore che, prima di occuparsi delle inchieste su Michele Sindona e sulla Loggia P2, ha indagato sulla presenza di Cosa nostra a Milano negli anni Settanta arrivando all’incriminazione del capomafia di allora, Luciano Liggio. Negli anni Novanta ha fatto parte del primo staff di magistrati della Procura nazionale antimafia. Ha collaborato con il Consiglio d’Europa, per la redazione della convenzione di Strasburgo del 1990 sul riciclaggio, e con le Nazioni Unite, svolgendo attività di pubblico ministero presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia e contribuendo alla redazione dell’Oxford University Press Commentary sullo statuto della Corte penale internazionale (2002). Tra i libri che ha scritto: “Il caffè di Sindona” (con Gianni Simoni, Garzanti 2009), “Il caso Battisti” (Garzanti 2013), “Il delitto di associazione mafiosa” (Giuffré 2015) e, insieme ad Antonella Beccaria, “Il boss. Luciano Liggio: da Corleone a Milano, una storia di mafia e complicità” (Castelvecchi 2018).

L’incontro comincerà alle 18; ingresso libero.













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