L’invenzione della posta ausiliaria e la città di Kafka nella mostra storica

Merano. “La città di cura negli anni di transizione” è una mostra aperta ancora fino al 13 settembre presso l’Accademia di studi italo-tedeschi che cerca di ripercorrere uno dei momenti di...



Merano. “La città di cura negli anni di transizione” è una mostra aperta ancora fino al 13 settembre presso l’Accademia di studi italo-tedeschi che cerca di ripercorrere uno dei momenti di transizione più delicati per la nostra città. Infatti, proprio nel periodo che precedette e seguì la visita del 1920 di Franz Kafka a Merano, cioè tra il 1918 e il 1922, la città fu protagonista di un vero e proprio momento di scombussolamento totale, dovuto al fatto che la zona stava passando dall’Impero austro-ungarico al Regno d’Italia.

Sanatori rinomati.

In un primo momento, la mostra si concentra sulle vicende cittadine per ricostruire la storia dei sanatori a Merano, visto che lo scrittore ceco fu ospite proprio di una di queste strutture nel corso del suo soggiorno meranese. Sanatori che in città erano molti e che ospitavano personaggi provenienti da tutto il mondo.

Tra gli oggetti esposti, anche una corposa documentazione fotografica che spiega come all’inizio del XIX secolo la medicina meranese, considerata molto avanzata per l’epoca, trattasse i suoi illustri malati.

Il servizio postale.

Due i collezionisti privati principali che hanno reso possibile l’allestimento della mostra: Diego De Gennaro e, in particolare, Karlheinz Gutmann, il quale ha messo a disposizione diversi interessanti materiali che spiegano come il servizio di posta abbia potuto funzionare al momento del passaggio della città all’Italia.

La trasformazione del servizio postale avvenne grazie all’istituzione della “Hilfspost”, vale a dire quella posta ausiliaria attivata dalle autorità italiane ancor prima della firma ufficiale dell’armistizio. Furono le numerose pressioni delle autorità locali a convincere le Poste italiane ad autorizzare l’emissione di questi particolari francobolli.

La posta ausiliaria.

Infatti le autorità meranesi temevano che il caos di quell’ottobre del 1918, alla fine delle ostilità belliche, avrebbe potuto causare il mancato approvvigionamento di alimentari e del servizio di posta, fondamentale in una situazione postbellica nella quale le persone avevano necessità di comunicare con i loro cari sparsi per l’Europa. Un servizio, quello di posta, cruciale in una città all’epoca abitata da decine di cittadini con doppio o triplo passaporto e che a Merano ci erano arrivate per interessi personali o economici, per brevi visite o per stabilirci la loro seconda residenza. La posta ausiliaria fu un meccanismo ideato proprio a Merano per evitare che il caos e il senso di isolamento prendessero il sopravvento sulla popolazione locale.

Francobolli e cartoline.

Dal giovedì alla domenica possono essere ammirati alcuni di questi francobolli ad oggi unici nel loro genere e che Gutmann possiede gelosamente in una raccolta frutto di anni di ricerche. Nella mostra al primo piano di Villa San Marco si possono ammirare anche cartoline e brochure dell’epoca che riflettono in pieno la confusione culturale di quei momenti, con documenti scritti in parte in italiano e in parte in tedesco.

Giorgia Lazzaretto, curatrice della mostra, ha descritto con garbo e dovizia di particolari questo fondamentale momento di passaggio per la storia della nostra città, quando Merano in un tempo molto breve si è dovuta adattare a una cornice culturale completamente mutata. J.M.













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