«La salsiccia Abarth» delizia il premio Bancarella 

Il riconoscimento. Il libro di Faggioni terzo nella sezione cucina del prestigioso concorso «Il nonno del re delle marmitte creò il Meraner, primo würstel al di sotto delle Alpi»



Merano. Terzo al premio Bancarella: il riconoscimento è stato assegnato al libro “La salsiccia di Abarth” del meranese Silvano Faggioni, in concorso nella sezione cucina del prestigioso concorso. Il giornalista-autore, nativo di Malles, è tornato a unire la passione per la ricerca sulla storia mitteleuropea a quella per la gastronomia, stuzzicando la curiosità dei selezionatori del Bancarella. Nei giorni scorsi a Pontremoli s’è tenuto lo scrutinio dei voti assegnati ai sei finalisti dagli 80 giurati, di cui 60 librai indipendenti dell’Unione Librai Pontremolesi e dell’Unione Librai delle Bancarelle, altri 20 operatori del settore enogastronomico. Ha vinto “Il digiuno per tutti” di Stefano Erzegovesi, terzo Faggioni in una rosa che ha visto concorrere anche “Le D’onne lo sanno” di Davide Oldani, chef tra i più famosi d’Italia.

Nonno Karl, anzi Carlo.

«L'idea di scrivere questo libro, edito da Reverdito – racconta Faggioni - parte da lontano, oltre dieci anni fa. Era il 2008 quando assieme al collega Rai Ezio Zermiani organizzai a Merano una serie di iniziative dedicate ai 100 anni della nascita di Carlo Abarth, il re dei motori, di famiglia meranese, nato “per caso” a Vienna. Cercando notizie e documenti sulla famiglia Abarth nell'archivio comunale, venni a scoprire che il nonno del celebre mago dei motori era stato, nella seconda metà dell'800, un noto ed attivo imprenditore in vari campi. Fu infatti albergatore, gestore di trasporti pubblici a cavallo, allevatore di bestiame e macellaio». Fu questo nonno, anch'egli di nome Carlo, anzi Karl (siamo nell'allora Tirolo dell'impero austro- ungarico), ad allestire un laboratorio-fabbrica per produrre i würstel. «Fu lui ad inventare nella seconda metà dell'800 il primo würstel italiano, ma è più corretto dire il primo al di qua delle Alpi, a Merano. Si tratta del würstel che oggi possiamo acquistare in tanti negozi e supermercati in Italia e che si chiama Meraner Hauswurst».

Dopo tanti anni, Faggioni si è deciso ad approfondire la storia di questo prodotto, inquadrandolo in un contesto più ampio. Da un lato in quello della nascita dei würstel in Europa e nel mondo, dall'altro nello sviluppo turistico e gastronomico della Belle Epoque, in particolare nella città di Merano, considerata emblematica, al pari di tante località famose dell'epoca, da Baden Baden a Marienbad, da Madonna di Campiglio alle città termali dell'Italia settentrionale.

Storia gastronomica

«Il libro per larga parte parla di Merano e ne diventa un veicolo promozionale», aggiunge Faggioni. Un intero capitolo è dedicato all’evolversi della gastronomia e della ristorazione in città, grazie alla costruzione di numerosi alberghi e all'arrivo di turisti da tutto il mondo. Decisiva è la ferrovia che porta tantissimi ospiti, in genere nobili o borghesi benestanti, ma anche tanti prodotti gastronomici, dallo champagne al caviale. «Ma non erano certo i raffinati turisti europei a gustare per primi i würstel, abituati com'erano a filetti, tartufi e altre sciccherie. Furono invece gli abitanti della città ad accorgersi che sui banchi delle macellerie, cresciute numerose in pochi anni, apparivano tante varietà di salsicciotti, sia prodotti in casa sia importati dalle vicine regioni austriache e tedesche. A questo punto , nel libro, parto con il racconto della nascita del primo würstel, a Vienna all'inizio dell'800 ad opera di un macellaio di Francoforte. Di qui il nome Wiener oppure Frankfurter. Nel libro si dipinge anche un curioso ritratto di questo inventore di un prodotto gastronomico, destinato a diventare in pochi decenni un fenomeno planetario. Ecco perché poi ho deciso di passare in rassegna la storia, con documentazioni storiche e aneddoti, dei würstel più famosi, da quello bianco di Monaco di Baviera, Weisswurst, tipico dell'Oktoberfest, a quello piccolo e gustoso di Norimberga, a quello di Berlino condito con il curry, all'hot dog americano». I “viaggio” però non poteva essere completo senza un capitolo dedicato alla salsa per eccellenza, la senape, che accompagna i salsicciotti tedeschi, e ancor di più alla bevanda obbligatoria per degustarli, ovvero la birra. «Alcune pagine parlano della nascita della birra in Italia e in particolare della storia della birra sul nostro territorio, e dunque della Forst».

Il contributo.

Meranese la penna, altri due meranesi fonte primaria di informazioni e documentazioni: «Devo molto – chiosa Faggioni - a Ferdinando Tessadri, storico della gastronomia locale, e all’Accademia italiana della cucina, in particolare nella persona di Raoul Ragazzi».













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