Lazago, «zero prospettive per l’area ricreativa» 

Il caso. Franco Ferrarese, storico portavoce degli interessi della zona, dipinge un quadro  a tinte fosche: «Poco interesse da parte dell’amministrazione e bei prati inutilizzati»



Merano. Lazago, oasi ricreativa alle porte della città sulla sponda orografica sinistra del Passirio. Area amata dai meranesi. Fra jogging, passeggiate con i cani e picnic, si intrufolano però promesse smarrite e potenzialità rimaste sulla carta.

Il j’accuse è lanciato da Franco Ferrarese, storico portavoce degli interessi afferenti a quella lingua di terra che si protende verso la Val Passiria risalendo il corso d’acqua.

Lettera aperta.

Ferrarese ha scritto direttamente al sindaco Paul Rösch – giusto dire che il territorio sotto la lente insiste pure su Scena - elencando le rimostranze. Una delle quali riguarda l’area di “Passer Fritz”, «dove non è restato nulla di quelle cose a misura di famiglie - afferma - come il pattinaggio d’inverno e il piccolo bar. Sono rimasti i prati, “rifatti” con interventi di cosmesi». Dove purtroppo però troppo spesso l’abbandono di rifiuti si fa piaga. Tante le denunce di mancanza di rispetto dell’area, inquadrata come naturalistica ma che non gode delle necessarie accortezze - in primis da parte alcuni frequentatori - per tenere fede alla definizione.

Terreni sottoutilizzati.

A proposito dell’utilizzo di superfici, «due appezzamenti sarebbero stati altamente idonei per semplici parchi giochi ma sono stati fagocitati da associazioni cinofile. Specialmente quello più vicino al Passirio, dove anni fa delle scolaresche piantarono speranzosamente alberi, è recintato e viene utilizzato pochissimo. Sarebbe da dedicare a parco giochi con attrezzature lignee come sui prati del Talvera».

Il ricordo corre poi alla vecchia pesca sportiva nel punto più a nord di Lazago, meta molto apprezzata e frequentata da famiglie con bambini, con un ristoro all’ombra di grandi alberi». È sparita da anni per far posto al Centro tutela specie acquatiche. «Rimane il prato di allora, recintato, trascurato e soprattutto non utilizzato».

L’ultima locanda.

C’è poi quella che Ferrarese ritiene una ferita aperta: la questione del ristorante Ofenbauer, locale storico, «ultima osteria rurale nella zona, è stata abbattuta per far posto a una speculazione edilizia che porterà tantissimo traffico automobilistico nelle strette via Virgilio e via Planta». Quale futuro per Lazago? SIM













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antonella mattioli

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