Nel nome di Abarth:  così Merano divenne capitale del würstel 

A fine 800 Karl fu il primo a produrlo a sud del Brennero Era il nonno di Carlo, mito dell’automobilismo sportivo


di Simone Facchini


MERANO. Merano è la capitale del würstel nel sud delle Alpi. Lo si può dire a ragion veduta. È la nostra città ad aver dato i natali al primo würstel autoctono, prodotto sotto il Brennero: il Meraner, protagonista in tutti i baracchini altoatesini e imitato dalla grande industria alimentare. Ha un padre nobile: Karl Abarth, nonno di Carlo – pure lui meranese d’adozione – il cui nome è sinonimo di autovetture sportive d’élite.

A far affiorare la vicenda è Silvano Faggioni. Giornalista, ha due grandi passioni: la storia della Mitteleuropa e la gastronomia. Le ha unite, nutrendole di ricerca storica e affabilità, nella sua ultima fatica: “La salsiccia Abarth”, edita da Reverdito. Karl Abarth (a dire il vero nel cognome originario la “h” non c’era, comparì con il re delle marmitte) è un eclettico personaggio dell’economia della Merano asburgica sul finire dell’Ottocento. Albergatore, possiede il Zur Sonne all’incrocio Portici-via delle Corse e una dependance in via Mainardo. Cura una fermata della carrozza Merano-Landeck. Gestisce la concessione del servizio postale della città e dei dintorni. È titolare di un maso con allevamento di bestiame alle porte della città e di una macelleria-laboratorio in via Portici. «I würstel erano diventati comuni in riva al Passirio con l’arrivo del turismo tedesco - spiega Faggioni - e inizialmente Abarth li importava. Poi decise di produrne in proprio. Acquista macchine per triturare, insaccare, cuocere, affumicare la carne a determinate cotture, affinché il würstel rimanega “croccante”. Possiamo dire che, pur nella sua artigianalità, è un prodotto pre-industriale». È così che nasce il “Meraner Krenwürstel”. «Diffusa nell’area tedesca, la Krenwurst doveva il suo nome dall’abbinamento al cren, la radice di rafano grattugiata. Era una specialità di Kulmbach». Per il Meraner, Abarth miscela maiale e manzo. Gli conferisce una spiccata identità utilizzando una grana più grossa rispetto al consueto. Per accompagnarlo c’è anche la senape. «Per prepararlo va esclusivamente lessato, in acqua molto calda ma non bollente», avverte Faggioni. Quelli alla piastra originano un’altra categoria di prodotto, i Bratwurst. «Il Meraner ha subito un grande successo, in particolare in Val Venosta che presumibilmente dà le origini alla famiglia Abarth. Ha poi fatto scuola per il procedimento pionieristico di produzione». Quanta fortuna il würstel avrebbe avuto è cosa nota. Oltreoceano l’hot-dog è un’icona dell’american lifestyle. Icona del “nostro hot-dog” è invece il “baracchino”, lo stand ambulante per la vendita. «In Germania i carretti avevano lunga tradizione. In Alto Adige i primi compaiono a Bolzano in piazza delle Erbe, a Merano in piazza Teatro nei primi del Novecento». Alcuni resistono ancora, «ed è proprio là – continua il giornalista-scrittore - che si dovrebbe vivere nella sua pienezza l’esperienza del Meraner. Meglio se la temperatura è rigida, dà più atmosfera. Il “salsicciotto” non va inserito nel panino, ma mangiato assieme a esso. Accompagnato con senape, meglio se un po’ forte per il Meraner, e crauti. E sorseggiando una birra». Proprio alla bionda luppolata e alla storia della Forst, «parallela a quella del Meraner», Faggioni dedica un capitolo nel suo libro «che ho realizzato anche su sollecitazione dell’Accademia italiana della cucina e del suo delegato regionale Raoul Ragazzi. Alle ricerche ha contribuito Ferdinand Tessadri, storico della gastronomia». Assieme a lui Faggioni è risalito all’edizione di un Meraner Zeitung in cui su una pubblicità compare la dicitura “Meraner Krenwürstel”. Era quello di Karl Abarth. Nonno di Carlo, il re scorpione”. Curioso che, in passato, a volte la marmitta veniva chiamata proprio salsiccia.













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