L'INTERVISTA

Vizzardelli: «Musica classica  e ippica unite dalla bellezza» 

«Viva l’Italia antifascista». Loggionista al teatro milanese, il giornalista che scrive per Equos e protagonista delle cronache all’ippodromo è stato intervistato dai maggiori media nazionali



MERANO. La voce di Marco Vizzardelli, chi frequenta l’ippodromo di Maia o segue in Tv l’ippica, ha imparato a conoscerla. Ancora prima della ribalta televisiva, si fanno leggere i suoi pezzi sulla carta stampata, effervescenti e puntuali. Squillanti e autorevoli, la voce e le parole, brillanti e mai scomposte. Forse troppi aggettivi, ma così è, per uno come lui che ama il suo lavoro e ama le sue passioni, perché così deve essere.

Marco Vizzardelli è il loggionista che alla prima della Scala ha declamato “Viva l’Italia antifascista!” e si è scatenato un putiferio. Con tanto di intervento della Digos.

Marco Vizzardelli è un giornalista pubblicista, da sempre scrive sulle colonne dei media di settore – oggi Trotto&Turf e Equos, - e da qualche anno anche sulle nostre colonne. Milanese doc, da qualche tempo vive a Merano i mesi della stagione ippica di Maia. Meranese d’adozione e per affezione. E in questo momento in cui è diventato, volente o nolente, il personaggio della settimana, non s’è dimenticato della sua patria adottiva. Anzi. Al Corriere della Sera che gli ha chiesto se è meglio la Scala o Ascot - che frequenta nel meeting ippico più celebre al mondo - ha risposto: «Entrambi, ora la Scala perché l’ippica è in difficoltà e non ha una diffusione pari dell’opera. Ma invito tutti ad andare una volta nella vita all’ippodromo di Merano».

Le sue parole sono rimbalzate su tutti i media nazionali.

Marco, all’ippodromo “di Merano”, hai detto. Non all’ippodromo, in senso generico.

Perché Merano è l’ippodromo del mio cuore come impianto, e per la città, e per il suo territorio meraviglioso.

Ma “Viva l’Italia antifascista”, l’hai sussurrato o gridato? La Russa dice di non averlo sentito.

Salvini era dietro di lui ma l’ha sentito (Marco sogghigna, ndr). L’ex sovrintendente della Scala parla di una mia proiezione di voce diretta. Di certo non era un urlo.

Ti aspettavi tutta quest’onda mediatica?

A dire il vero, mi ha fortemente stupito. Una reazione impressionante, in positivo da una parte ma allo stesso tempo in negativo, perché probabilmente rivela un nervo scoperto, mentre essere antifascista dovrebbe essere la normalità.

Grazie a te, in qualche modo l’ippica ha guadagnato pagine. E Merano pure. La tua figura è stata associata ai cavalli e alle corse, perché è quello il terreno su cui ti muovi di norma. Sei un genio del marketing?

Forse l’ippica dovrebbe comunicare in un’altra maniera. Pare chiaro.

Con la musica classica? Due mondi vicini o lontani? Sei loggionista della Scala, ma anche uno dei più accesi sostenitori delle Settimane Musicali Meranesi.

Mondi che sono vicinissimi, se vogliamo fare riferimenti storici parliamo di Luchino Visconti ed è solo un esempio. I due mondi sono legati dalla bellezza, si armonizzano.

Qualcuno ti ha candidato a nuovo capopopolo della sinistra nazionale. Qualcun altro all’Ambrogino d’oro. Dove ti posizioni?

Non mi metto da nessuna parte. Sto molto attento a non essere strumentalizzato.

Travolto dallo tsunami mediatico, ma sappiamo che sei una persona che sa dare leggerezza alle cose.

L’ho già detto, non sono un pericoloso comunista, al più un liberale di sinistra che oggi trova una difficile collocazione. Di certo sono antifascista e antirazzista. La cosa che mi ha cominciato a urtare, prima dell’accaduto, è stato sapere che la senatrice Liliana Segre, a cui tutti dobbiamo tantissimo, sembrava essere messa da “cuscinetto”, su quel palco.

 













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