Niente neve: zero. Secondo uno studio dell’Università di Bayreuth che è stato pubblicato lo scorso giovedì sulla rivista scientifica open access Plos One, nel 13% delle stazioni sciistiche il manto...



Niente neve: zero. Secondo uno studio dell’Università di Bayreuth che è stato pubblicato lo scorso giovedì sulla rivista scientifica open access Plos One, nel 13% delle stazioni sciistiche il manto nevoso naturale potrebbe scomparire completamente nel corso di questo secolo. Zero neve, appunto. «In tutte le principali regioni sciistiche si prevede una sostanziale diminuzione del numero di giorni di innevamento naturale, in ogni scenario di emissioni valutato», ha dichiarato presentando lo studio Veronika Mitterwallner, ricercatrice presso la cattedra di Ecologia dello sport dell'Università di Bayreuth. Lo studio ha preso in esame le sette regioni montuose più grandi del mondo: le Alpi in Europa, le Ande, gli Appalachi, le Alpi australiane, le Alpi giapponesi, le Alpi neozelandesi e le Montagne Rocciose. I ricercatori hanno utilizzato OpenStreetMap per identificare specifiche stazioni sciistiche all'interno di queste sette regioni.

Le Alpi europee, il più grande mercato sciistico globale, rappresentano il 69% di queste aree. I ricercatori hanno anche utilizzato il database climatico pubblico CHELSA, che ha permesso di prevedere i giorni di manto nevoso annuali per ciascuna area sciistica per gli anni 2011-2040, 2041-2070 e 2071-2100 in condizioni di emissioni di CO2 basse, alte e molto alte. Secondo lo studio, gli effetti del cambiamento climatico colpiranno le montagne in varia misura. Entro il 2071-2100, i giorni medi annui di manto nevoso diminuiranno maggiormente nelle Alpi australiane (78%) e nelle Alpi neozelandesi (51%), seguite dalle Alpi giapponesi (50%), dalle Ande (43%), dalle Alpi europee (42%) e dagli Appalachi (37%), mentre le Montagne Rocciose registreranno il calo minore, pari al 23% rispetto ai valori storici di riferimento.

«Il cambiamento climatico sta modificando in modo significativo i modelli di innevamento naturale, con conseguenze importanti ma diverse per le stazioni sciistiche di tutto il mondo», ha dichiarato Mitterwallner. Cosa importante: la mancanza di neve non è un problema drammatico solo per il turismo dello sci, ma anche per gli ecosistemi alpini. Secondo i ricercatori dell’Uni Bayereuth, infatti, la diminuzione delle precipitazioni nevose significa che le stazioni sciistiche in futuro dovranno essere costruite a quote più elevate e in regioni meno densamente popolate, il che potrebbe influire sugli ecosistemi alpini. Il fatto che in futuro le stazioni sciistiche dovranno essere situate in aree meno popolate comporterà un aumento delle infrastrutture e di interventi come la produzione di neve artificiale per la preparazione delle piste.

«I nostri risultati indicano sviluppi potenzialmente negativi sia per il valore ricreativo ed economico dello sci sia per la biodiversità montana, in quanto le specie di alta montagna in pericolo potrebbero essere minacciate dalla perdita di spazio dovuta all'espansione delle stazioni sciistiche», ha detto Mitterwallner.

I risultati dello studio hanno avuto forte eco in Baviera dove la mancanza di neve e le temperature eccessivamente elevate hanno costretto a una conclusione anticipata della stagione sciistica nella Foresta Bavarese alla fine di febbraio, più di tre settimane prima del previsto. Le temperature erano troppo alte per l’innevamento artificiale e nelle prime settimane di marzo non c’era previsione di nevicate.

E a Immenreuth, nel distretto di Tirschenreuth, per la mancanza di neve, alla fine hanno deciso di dire addio all’impianto di risalita Tannenberg, gestito per oltre 50 anni la dalla comunità dell’Alto Palatinato. Negli ultimi anni la neve nella regione non è stata sufficiente nemmeno per una settimana di funzionamento.

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