a bolzano 

Capucon, il solista d’eccezione 

Il violoncellista sarà la star dei concerti della Gustav Mahler



BOLZANO. Il 20 e il 22 agosto ritorna a entusiasmare, a Bolzano, una delle compagini giovanili più apprezzate al mondo, con un importante e prestigioso programma musicale. La Gustav Mahler Jugendorchester, creatura nata dal genio di Claudio Abbado oggi patrocinata del Consiglio d’Europa, porta nel capoluogo altoatesino l’energia e l’entusiasmo dei suoi oltre cento giovani musicisti guidati quest’anno, in entrambe le date, dal carismatico Lorenzo Viotti. Solista d’eccezione sarà una star del violoncello, Gautier Capuçon. Il programma di lunedì 20 agosto alle 20,30 al Teatro Comunale di Bolzano, vede l’Ouverture de La Forza del destino di Giuseppe Verdi, la celebre “Patetica” di Cajkovskij e il Concerto per violoncello e orchestra di Dvorák. Gautier Capuçon è uno dei più affermati violoncellisti al mondo. La sua è una storia di folgorante e pieno successo. Nato a Chambéry nel 1981, inizia a suonare il violoncello all’età di cinque anni per poi proseguire gli studi al Conservatorio di Parigi. Nel 2001 è stato nominato “Révélation soliste instrumental de l’année” al Victoires de la Musique e nel 2004 ha ricevuto l’ “Echo Preis” della televisione tedesca e il “Borletti-Buitoni Trust Award”. Come solista ha suonato con orchestre prestigiose in tanti importanti festival.

Lei è stato in passato un membro della Gustav Mahler Jugendorchester ed ora si esibirà con questa orchestra come solista. Come si sente?

“Ovviamente questa tournée con la GMJO per me è molto speciale. La mia esperienza come membro di questa orchestra, quando avevo solo sedici anni all’epoca, è stata in assoluto tra le più importanti e stimolanti della mia vita, e per questo sono felicissimo di tornare a Bolzano. Incontrare musicisti da tutta Europa, provenienti da scuole diverse, culture diverse, con un suono, un’educazione e tecniche diverse, ed imparare a fare musica insieme, costruire una storia, è un’esperienza musicale ma anche sociale ed il messaggio che sta alla base è molto forte”.

Qual è la differenza tra suonare un brano del repertorio classico ed eseguire un pezzo contemporaneo in prima assoluta?

“Bisogna avvicinarsi ad una nuova partitura con una mente completamente libera, come un foglio bianco, dal momento che non si conosce il pezzo e non lo si è mai ascoltato. La prima prova con orchestra è davvero entusiasmante: per la prima volta si ascolta il pezzo ed è come dargli vita!” .

A Bolzano eseguirà il concerto di Dvorak per violoncello e orchestra, diretto da Lorenzo Viotti. Siete entrambi giovani musicisti di successo e certamente avete entrambi un’opinione molto chiara sulla partitura.

“E’ la prima volta che mi esibisco insieme a Lorenzo Viotti. So che è un musicista fantastico, con molta personalità e sono molto felice di questa collaborazione. Naturalmente il rapporto e il dialogo con il direttore d’orchestra cambia di volta in volta, a seconda della personalità e del background personale e culturale, ma si tratta pur sempre di un dialogo; il concerto si costruisce insieme, ci si confronta, si trovano punti di contatto”.

Il suo violoncello ha un legame particolare con la nostra terra dal momento che il suo costruttore, il liutaio Matteo Goffriler, era di origini sudtirolesi. Quali sono le sue caratteristiche e come influenzano la sua performance?

“Ho un rapporto molto speciale con questo strumento, dal momento che lo suono ormai da vent’anni. Ho avuto la fortuna di riceverlo in prestito da un privato e poterlo poi acquistare. E’ un violoncello molto speciale, costruito nel 1701, molto profondo, intenso, e selvaggio in un certo senso. Ma può essere anche molto sensibile e dolce. In generale è uno strumento con infinite possibilità ed è incredibile che dopo vent’anni riesca ancora ogni giorno a scoprire ed esplorare nuove palette espressive. (d.mi.)















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