Libri

Daniele Zovi, alberi sapienti antiche foreste


Marco Pontoni


Ho conosciuto Daniele Zovi la scorsa estate al Masetto di Terragnolo, un “puntino nel bosco fuori dai sentieri battuti”, come si autodefinisce sul web questa piccola, splendida realtà della Vallarsa, dove mangiare, dormire ma anche condividere eventi culturali. Zovi, scrittore e forestale di lungo corso, era lì assieme a Massimo Zamboni, il chitarrista dei Cccp/Csi, del cui libro abbiamo già parlato in questa rubrica. Anche lui presentava uno dei suoi libri: “Alberi sapienti, antiche foreste”, uscito nel 2023 per i tipi della Utet.

Zovi ha frequentato i boschi per lavoro e per piacere. Li ha percorsi in lungo e in largo, dalle Alpi ai Balcani, dall’Australia al “Grande Nord” americano. Lo ha fatto prendendo appunti, parlando con le persone e soprattutto osservando gli alberi, anzi, ascoltandoli, a volte abbracciandoli, per sentirli davvero. Perché gli alberi, i boschi, i protagonisti dell’universo vegetale, non meno degli animali, sono esseri viventi. Comunicano, ci spiega, anche se il loro linguaggio, fatto di forme, di colori, di odori, è sconosciuto ai più. Non solo: gli alberi, che ci sembrano immobili, condannati alla loro fissità, si spostano, allungandosi verso la luce, innanzitutto, e affondando le radici nel sottosuolo, ma anche colonizzando nuovi territori, con i loro semi, che affidano al vento, agli uccelli, agli animali che a volte se ne nutrono. Nell’era dei cambiamenti climatici, poi, è tutto un aggiornare le quote altimetriche a cui le varie specie fissano le loro dimore.

Zovi ci racconta il mondo degli alberi in maniera chiara e accessibile anche ai profani, ma non banale, mescolando la divulgazione scientifica al racconto delle sue esperienze personali. Ci invita a seguire l’avventura delle specie pioniere che colonizzano territori abbandonati, o a leggere l’età delle piante secolari negli anelli concentrici dei ceppi tagliati. La sua lezione fondamentale, però, mi pare riguardi soprattutto la prospettiva storica. Ben lungi da essere un mondo immutabile, il bosco ha spesso una vita lunga e complessa, a causa dell’azione dell’uomo non meno che degli eventi atmosferici. Pensiamo alle foreste coltivate a fini economici, per il taglio del legname destinato agli usi consueti (edilizia, riscaldamento) ma anche a quelli più sofisticati, come la costruzione delle navi della flotta veneziana e i famosi violini di Stradivari, forgiati con il legno degli abeti di risonanza della foresta di Paneveggio. Pensiamo ai disboscamenti causati dalla Prima guerra mondiale sull’altopiano dei Sette Comuni, ma anche agli effetti della tempesta Vaia, un evento naturale che però chiama in causa il riscaldamento globale, e quindi, di nuovo l’azione umana. Pensiamo alla diffusione del bostrico e delle specie alloctone, come il poligono del Giappone.

Seguire Zovi nei suoi percorsi significa anche imparare a riconoscere il risultato dell’interazione uomo-ambiente. Se necessario per cercare di migliorarla.

 













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