I Musei provinciali si riscattano col web e Ötzi va negli Usa 

Il dato. Il 66% in meno di ingressi compensato dalle iniziative online  Dai convegni di scienze naturali fino alle visite in campo archeologico



Bolzano. Con il covid-19 i consumi di beni e servizi culturali in italia si sono dimezzati (-47%) passando da 113 euro di spesa media mensile per famiglia di dicembre 2019 a circa 60 euro a dicembre 2020.

Anche i dieci Musei provinciali dell’Alto Adige fanno i conti dell’anno appena passato, certificando un totale di 287.641 ingressi (meno 66% rispetto al 2019).

Per le strutture aperte tutto l’anno, come il Museo Archeologico dell’Alto Adige con la sua popolare mummia Ötzi e il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, la scorsa stagione è iniziata come di consueto già a gennaio, mentre gli altri otto musei si stavano preparando per aprire intorno a Pasqua. Le cose però, come noto, sono andate diversamente: la prima chiusura forzata delle strutture è durata dall’inizio di marzo a metà maggio, durante l’estate e fino alla fine di ottobre i musei hanno lavorato in modo relativamente normale, seguendo naturalmente i rigidi protocolli del caso, poi il secondo stop che dura tutt’oggi.

Nei pochi mesi concessi al pubblico sono stati 287.641 gli ingressi registrati complessivamente, il che corrisponde ad un calo di circa il 66% rispetto all’anno precedente (negli anni addietro la cifra si aggirava quasi sempre tra gli 800.000 ed i 900.000). Il maggior numero di visitatori, 100.699, si sono registrati al Museo Archeologico, seguito dal Touriseum con 60.547 ingressi.

«Numerosi musei, non solo quelli provinciali, hanno dovuto trovare nuovi modi per raggiungere le persone - spiega il presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher - e sono riusciti a farlo in modo molto creativo attraverso i media digitali, un approccio di mediazione che, nato dalla necessità, continuerà ad essere una preziosa aggiunta all’indispensabile esperienza di una visita museale anche in futuro».

Il Museo di Scienze Naturali è stato particolarmente attivo in questo senso, con circa 20 conferenze e visite guidate dal vivo (solo quella sul formicaio del museo del maggio scorso ad esempio ha ottenuto oltre 7.000 visualizzazioni durante l'anno). Inoltre è stata offerta la possibilità di intraprendere un viaggio nel tempo virtuale attraverso 200 anni di storia del turismo, grazie al Touriseum, di vivere la storia dell’Alto Adige del XX secolo in un tour virtuale realizzato da Castel Tirolo, di conoscere il Museum Ladin con le sue due strutture a San Martino in Badia e a San Cassiano, di tornare ai tempi di Ötzi con il Museo Archeologico o di addentrarsi nella miniera di Predoi con l’app del Museo Provinciale Miniere.

Rimanendo in ambito virtuale, i musei inoltre hanno organizzato conferenze online e visite guidate dal vivo - con oltre 6.000 contatti -, presentato video sulle piattaforme dei social media, realizzato applicazioni, offerte didattiche virtuali, e molto altro.

C’è stato ad esempio grande interesse per le visite virtuali incentrate su Ötzi, con riscontri anche nelle scuole degli Stati Uniti. Questo formato continuerà ad essere proposto anche dopo la pandemia, consentendo di vivere l’esperienza di Ötzi al più vasto numero di persone possibile.

I Musei provinciali hanno inoltre utilizzato i mesi di chiusura per effettuare lavori di manutenzione e di ristrutturazione, per continuare i progetti di ricerca e per lavorare su nuovi concetti e progetti educativi. L’anno 2020, nonostante le porte chiuse per molti mesi, quindi non è stato una battuta d’arresto.













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antonella mattioli

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