«Il pubblico ci regala delle emozioni uniche Vogliamo riviverle» 

L’intervista. Marco Mandolini, primo violino della Haydn, analizza il momento della musica «I concerti nei cortili e nelle piazze ci hanno mostrato il desiderio della gente di eventi dal vivo Ora proseguiamo con iniziative a ranghi ridotti, sperando di riabbracciare presto gli spettatori»


Daniela Mimmi


Bolzano. I teatri sono chiusi e anche gli Auditorium, ma la musica non si ferma. Va avanti in modo diverso, sperimenta nuove formule e nuovi spazi, nuovi programmi e formazioni inusuali. Così anche la nostra Orchestra Haydn continua a suonare. Lo fa in modo diverso, con formazione ridotta, e questa estate, in piccole formazioni da camera, lo ha fatto anche in spazi inusuali per la musica classica, come i cortili o piazza Nikoletti a Bolzano, o ancora la corte di Castel Mareccio. Come vivono questo momento inquieto e inquietante i musicisti? Lo abbiamo chiesto a Marco Mandolini, primo violino e spalla dell’Orchestra Haydn, canadese di origine e bolzanino dal 1997.

Partiamo da questa strana estate, con i concerti di musica da camera in giro per la città. Com’è stata l’esperienza per lei, abituato a suonare in una grande orchestra sinfonica?

Si è trattata di una esperienza entusiasmante per noi tutti. È stata una grande opportunità per noi, anche per la nostra crescita personale. Il piccolo ensemble dà più libertà ai musicisti, ognuno ha più spazio per le proprie idee personali, il suono è diverso. Del resto la musica in generale e la musica classica in particolare, sono nate dalla musica da camera!

Come vi siete trovati a suonare in piazze e cortili?

È stato bellissimo perché erano i primi concerti che si facevano dopo il lockdown totale durato due mesi e mezzo. La gente aveva voglia di sentire finalmente musica dal vivo e noi di suonare. C’era un’atmosfera molto particolare, ci sembrava di tornare a vivere dopo mesi di tristezza e solitudine. Un’altra cosa molto bella che ci è successa, è che abbiamo fatto scoprire la musica classica a gente che non era mai entrata in Auditorium, sono rimasti affascinanti, per molti era la prima volta che sentivano uno strumento da vicino, che provavano l’emozione di essere dentro alla musica e in molti hanno detto che verranno a sentirci anche a teatro.

E dei concerti a rango ridotto cosa ne pensa?

È stata una scelta obbligata. La cosa peggiore è tenere le distanze. Il suono dell’orchestra è la fusione di tutti gli strumenti, un amalgama perfetto di suoni, la sezione di archi suona come un solo strumento. Questo un po’ si perde per il distanziamento, il decimo violino non sente il primo, così come i violoncelli, o gli oboi, o i flauti. Ma ce la caviamo lo stesso egregiamente.

E la mancanza di pubblico? Quella si sente, eccome! Il pubblico per noi è fonte di energia. Il concerto uno scambio tra musicisti e spettatori: noi diamo emozioni a loro e loro le danno a noi. Adesso è come se noi raccontassimo storie che nessuno ascolta. In fin dei conti, noi suoniamo per il pubblico!

Vi mancano anche gli applausi?

Noi non sentiamo molto gli applausi, li sentiamo solo e soprattutto alla fine. Però gli applausi sono uno dei riti dei concerti: facciamo una pausa, vediamo il pubblico. Così è tutto un po’ triste. Speriamo solo che tutti i sacrifici che tutti noi stiamo facendo, servano a uscire da questo incubo.

Com’è la situazione per i musicisti in questo momento?

Chi è inquadrato in un’orchestra, ha il suo stipendio. È drammatico per tutti i solisti. È una scelta: alcuni preferiscono non essere inseriti in un organico e suonare in tante orchestre. Ma adesso sono senza lavoro e senza stipendio. Come gli aggiunti, i direttori d’orchestra. La stessa cosa per gli ensemble di musica da camera. Anche loro sono fermi praticamente della primavera scorsa.

Secondo lei come reagirà il pubblico quando potrà tornare ai concerti? Non è che si è abituato alla musica per radio o altro?

Secondo me torneranno tutti a teatro, anche perché è una cerimonia vera e propria: ci si veste, si esce, si vede gente, si commenta il concerto o la commedia. Noi per fortuna abbiamo il sostegno della Rai, sia quella locale che quella nazionale, che trasmettono i nostri concerti, spesso in diretta. La radio è un bel modo per ascoltare la musica dal vivo, ma non potrà mai sostituire l’emozione del concerto in Auditorium. Speriamo di poter tornare tutti a teatro prima possibile, noi a suonare e gli spettatori ad ascoltare. Ma ancora ci vorrà un po’ di tempo.

Come prosegue la stagione? Per ora, secondo la programmazione fatta con l’organico ridotto. È stata posticipata la tournée in Giappone dell’Orchestra a questo autunno. Da una parte la situazione è deprimente, dall’altra noi ci sentiamo tutto sommato dei privilegiati, perché continuiamo a fare quello che ci piace: suonare. I nostri concerti vogliono dare un momento di serenità alla gente, che ne ha decisamente bisogno. L’amica Haydn, anche se per radio, c’è sempre!

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