arte

Museion, all’artista italo-tunisina Monia Ben Hamouda il premio Vordemberge-Gildewart: «Elementi figurativi che sfidano il divieto islamico»

Scelta da una giuria internazionale tra i 15 artisti della mostra Renaissance. La Fondazione assegna ogni anno 60mila franchi svizzeri a un artista under 35 (foto Luca Guadagnini)



BOLZANO. Il Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, annuncia che l’artista di origini italo tunisine Monia Ben Hamouda è la vincitrice del prestigioso VG Award di 60.000 franchi svizzeri conferito dalla Fondazione Vordemberge-Gildewart. Il premio viene assegnato ogni anno dalla Fondazione, con sede a Rapperswil in Svizzera, in collaborazione con un’istituzione espositiva europea a un artista di massimo 35 anni della regione selezionata.

Per il 2024 è stato scelto come partner Museion, e i 15 artisti e artiste della mostra RENAISSANCE hanno costituito la base per la selezione del vincitore da parte di una giuria internazionale indipendente.

Il 22 marzo, poco dopo l’inaugurazione, è stata decretata all’interno della mostra la vincitrice, scelta dalla giuria che vedeva per la prima volta le opere degli artisti, selezionati dalla curatrice di Museion Leonie Radine.

Queste le parole della giuria: «Le opere di Monia Ben Hamouda sprigionano immediatamente un potere sensoriale. La giuria è rimasta colpita dall'equilibrio compositivo con cui l'artista riesce a far interagire in modo coerente colori, forme, odori e luce. Dal soffitto pendono ampie sculture in filigrana di ferro tagliato a laser. Mostrano caratteri calligrafici in stile arabo, tra i quali compaiono elementi figurativi come gufi e mani. Sotto di esse, un paesaggio gestuale di spezie si dispiega in colori intensi e terrosi che riempiono la stanza con il loro profumo. Allo stesso tempo, le ombre delle sculture in ferro appese riecheggiano sulla parete.
È affascinante il modo in cui Monia Ben Hamouda onora la tradizione della calligrafia araba nelle sue opere e allo stesso tempo dà forma all'urgenza dell'espressione figurativa, nonostante il divieto islamico di rappresentazione figurativa. Il tappeto di spezie, che sembra essere stato creato da gesti spontanei, così come le mani raffigurate nella scultura di ferro appesa, parlano di un atto di liberazione con cui l'artista trasferisce il suo patrimonio culturale nel qui ed ora. La giuria è stata colpita dall'installazione nel suo complesso, estremamente accattivante e poetica, e dalla sua profondità di contenuto, che racconta di un passato migratorio. Il modo in cui Monia Ben Hamouda traduce la complessa tematica in un gesto d'amore, che irradia contemporaneamente determinazione e forza, ci sembra indicare la strada di un dialogo interculturale condotto con apertura e rispetto reciproco».













Altre notizie

Attualità