Quel bolzanino dimenticato che ha scritto capolavori beat 

Ha scritto per i Camaleonti e Mario Tessuto, ora una serata per ricordarlo


di Fabio Zamboni


“Applausi”, “Eternità” e “Lisa dagli occhi blu” sono titoli di canzonette immortali. Ma pochi sanno che a scriverne la musica fu, negli anni Sessanta e Settanta, un bolzanino: Claudio Cavallaro, veronese di origine, bolzanino d’adozione e di formazione (diploma al Conservatorio Monteverdi), gardesano per scelta, scrisse canzoni per Caterina Caselli, Patty Pravo, i Camaleonti, Mario Tessuto e i Profeti collaborando con i migliori parolieri dell’epoca, ovvero Giancarlo Bigazzi, Paolo Limiti e Luciano Beretta. Se ne scriviamo oggi è perché, finalmente, la sua città d’adozione gli tributerà un omaggio mica da poco: una lunga serata con decine di musicisti sul palco, dagli storici beatnik locali Dedy Cemm al Coro Doremix, a una superband di musicisti locali creata per l’occasione, e, gran finale, ai gloriosi Camaleonti. Quelli veri, quelli degli anni Sessanta che ancora riempiono le discoteche con le canzoni firmate Cavallaro.

Accadrà il prossimo 4 maggio al Teatro Cristallo, dove l’altrettanto storico promoter bolzanino Gianni Costa rivestirà ancora una volta i panni dell’organizzatore per un evento battezzato “I ragazzi del Juke-box” (sulla locandina scritto come si pronunciava allora: giubbocs). «L’idea di far conoscere ai bolzanini questo personaggio – racconta Costa - mi è venuta lo scorso anno durante una serata musicale al Parco delle Semirurali , un revival in cui a un certo punto i Dedy Cemm eseguirono come sempre “Applausi”, celebre canzone firmata Cavallaro e io salii sul palco per sottolineare che l’autore era bolzanino. Ebbene, fra il pubblico c’era un nipote di Cavallaro che si fece avanti e che mi mise in contatto con il figlio di Claudio. Il quale mi ha raccontato tante belle cose del padre, compresa una novità clamorosa: Claudio Cavallaro aveva composto anche canzoni per bambini , compresa una intitolata “L’omino del Similaun”, un inedito che verrà eseguito per la prima volta a Bolzano il 4 maggio dal Coro Doremix».

Svelato questo bel mistero – che cioè l’autore di tanti successi degli anni Sessanta era bolzanino, la cosa è cresciuta, concretizzandosi in un evento che al Teatro Cristallo farà certamente il pienone. Del resto, alla curiosità della riscoperta di un personaggio locale misconosciuto si aggiunge il piacere di riascoltare una band d’annata come quella del Dedy Cemm, un gruppo di fama come quello dei Camaleonti e un inedito affidato a un abilissimo coro di bambini, il Doremix. La musica, in teatro, verrà affidata anche a una band locale di (più o meno) vecchie glorie del rock guidata dalle voci di Alessio Oss Emer, Francesca Mirotta, Alessandra Flacco e Macao. Alle tastiere ci sarà Franco Monchera, al basso Luciano Zattel, e poi due sax con Bruno Tagliari ed Omar Andolfato, alla batteria Rino Cavalli. «Abbiamo invitato anche Caterina Caselli – precisa Costa - , ma piena d’ impegni com’ è ha scelto di presenziare ad un altro tributo, quello che Lazise dedicherà a Cavallaro intitolandogli una via della cittadina gardesana. Al Cristallo, in platea, ci sarà il sindaco di Bolzano, che ha subito sposato la causa».

Ma lasciamo spazio al protagonista di questa storia, a Claudio Cavallaro. Nato a Verona nel 1934, negli anni Quaranta si trasferì con i genitori a Bolzano, dove il nonno aprì e gestì a lungo la rosticceria Roma nell’omonima via. Qui affrontò tutto il percorso scolastico, fino al diploma in chitarra al Conservatorio, dove studiò anche il pianoforte come secondo strumento, e dove imparò a destreggiarsi anche con il contrabbasso. Un bagaglio musicale che mise a frutto a metà anni Cinquanta, quando propose alla moglie di partire alla ventura attraverso l’Europa: «Suonò per qualche anno in mezza Europa – ci racconta il figlio Mauro – soprattutto in locali notturni, night e casinò, proponendo un pianobar all’americana. Suonava con vari turnisti soprattutto in Olanda ma anche in altri Paesi. E tornò in Italia, precisamente a Milano, quando fu “scoperto” da Ladislao Sugar, il fondatore della celebre etichetta discografica oggi diretta da Caterina Caselli».

Da lì al successo come paroliere il passo è breve, anche se in mezzo ci fu una parentesi di un paio d’anni con un gruppo torinese, The Four Ander’s, che incise alcuni 45 giri con la Fonit Cetra. Canzonette in cui Claudio Cavallaro si esibiva anche come cantante solista. Furono le prima canzonette scritte per interpreti di primo piano, a cambiargli la vita: esordì scrivendo “Amico ascoltami” portata al successo da Gene Pitney, poi scoppiò l’era dei Camaleonti, che conquistarono le sale da ballo con successi come “Applausi” ed “Eternità”. E poi le celebre “Lisa dagli occhi blu” per Mario Tessuto, “Re di cuori” per Caterina Caselli e Nino Ferrer. Altri successi furono affidati alle voci di Patty Pravo e dei Profeti . Iscritto alla Siae dal 1962, dunque un vero pioniere, Claudio Cavallaro scrisse canzoni fino al 1982, quando lasciò Milano per andare ad abitare a Lazise. «Erano cambiate le condizioni di lavoro – ricorda il figlio Mauro – il rapporto con i discografici a fine anni Settanta si basava tutto sulla quantità di brani da scrivere anziché sulla qualità. E mio padre sbatté la porta. Ma era uno che vedeva lontano: a Verona fondò e diresse per alcuni anni l’emittente radiofonica privata Teleradio Globo, chiamata così per poter aprire in futuro anche al video oltre che alla radiofonia».

A Lazise Claudio Cavallaro passò gli ultimi anni della sua vita. E a Lazise è sepolto. Tenne buoni rapporti con Bolzano, dove tutt’ora vivono alcuni parenti: «Veniva lassù abbastanza spesso fino alla metà anni Settanta - ricorda il figlio al telefono da Lazise - , perché la nonna era rimasta a Bolzano. Poi le visite si sono diradate, ma è sempre rimasto affezionato alla città della sua giovinezza».

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