WORLD MUSIC FESTIVAL AL CARAMBOLAGE 

«Vi faremo scoprire il folk di classe» 

Marcello Fera stasera sul palco del Carambolage coi Bellanöva


di Daniela Mimmi


BOLZANO. Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza, si incontrano nei Bellanöva, nella serata conclusiva del World Music Festival al Carambolage, sabato 10 marzo dalle ore 21. Il loro repertorio è infatti centrato sulle musiche tradizionali delle quattro province alle spalle di Genova. E non a caso, Marcello Fera, il violinista del gruppo, è nato a Genova, poi è diventato meranese. Con lui ci sono Stefano Valla, piffero e voce, Daniele Scurati, accordion e voce, e Antonio Fantinuoli al violoncello. Il duo formato da Stefano Valla & Daniele Scurati è erede diretto di questa importante tradizione musicale tutt'oggi viva, che si è tramandata oralmente. L'incontro con il violinista e compositore Marcello Fera e con il violoncellista Antonio Fantinuoli ha dato vita a Bellanöva. Marcello Fera svolge parallelamente attività di compositore, violinista e direttore d’orchestra. Dopo gli studi nel Conservatorio di Genova, fa esperienza d'orchestra, in ensemble da camera, di musica per il teatro, in formazioni che affrontano repertorio popolare e si dedica alla prassi esecutiva barocca su strumenti originali. E' direttore artistico e musicale dell’Ensemble Conductus, che ha fondato nel 1999, direttore artistico della stagione Sonora e responsabile delle attività musicali di Merano Arte. Chiediamo a lui di presentarci il concerto del Carambolage. «Quelle che suoneremo sono musiche tradizionali di una zona culturale omogenea, alle spalle di Genova che per me, da espatriato, hanno anche un forte significato emotivo. Fanno parte della tradizione orale, raccolte da Stefano Valla, a cui ha dedicato e sta dedicando la vita. Siamo alla seconda generazione di suonatori molto attivi. E poi mi interessa aiutare queste musiche a sopravvivere. Sono soprattutto musiche da feste e da ballo, che suonavano nelle trattorie, o per Carnevale. C’è anche una tradizione di musiche religiose».

Che cosa affascinerà gli spettatori del Carambolage?

«È un repertorio di danze molto belle e molto antiche, come l’alessandrina, la giga, la piana a cui si è poi aggiunto il repertorio di altre musiche da ballo come la polka, la mazurca, il walzer, ma con una loro declinazione molto tipica. Faremo anche qualche pezzo del repertorio vocale. Sono musiche piene di forza, di energia, sono coinvolgenti, originali e soprattutto decisamente inaspettate. Sono tutte molto allegre, meno che quelle suonate per i matrimoni: quelle sono tristi perché raccontano il distacco della ragazza dalla sua casa e dalla sua famiglia. E poi c’è il suono stupendo e inconfondibile del piffero, legato proprio a quella zona. Si potrebbe definire una sorta di oboe popolare, simile alla bombarda della tradizione francese o bretone. Io sono intervenuto con la riscrittura su un oggetto amato».

Lei riesce a far convivere musica popolare e musica colta. A prima vista non sembrerebbe una operazione semplice.

«L’ho sempre fatto, con operazioni specifiche anche con l’Ensemble Conductus. Ad esempio da anni portiamo avanti un progetto con il coro corso maschile Filetta».

E dopo il Carambolage?

«Tra un paio di mesi uscirà il nuovo album di Conductus con mie nuove composizioni. E poi, tra maggio e giugno, ci sarà il Festival Sonora, quest’anno dedicato all’Africa. Tanto per far capire che la musica non ha confini…»

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