Bene le mele altoatesine nonostante la pandemia 

Produzione in lieve calo. Ma nel 2020 qualità buona se non ottima e calibri soddisfacenti Il presidente Kössler: «Il mercato ha tenuto, problemi per la carenza di personale stagionale»


Davide Pasquali


Bolzano. Nonostante le difficoltà legate al Covid-19, che non hanno risparmiato neanche i frutteti, il mondo altoatesino delle mele esce piuttosto bene dal 2020: produzione un poco ridotta - ma è accaduto lo stesso anche nel resto d’Europa, specie in Polonia, leader continentale per quantità prodotte - qualità ok, calibri soddisfacenti e il reimpianto di nuove varietà procede a spron battuto. Difficoltà nel reperimento di personale durante raccolta e lavorazione all’interno dei consorzi, per fortuna controbilanciate dalla domanda di frutta e verdura di qualità, che in questi periodi di virus è andata crescendo a livello nazionale e internazionale. È il quadro che emerge dai dati raccolti da Assomela Trento e Camera di commercio di Bolzano, commentati dal presidente del Consorzio Mela Alto Adige (Vog), Georg Kössler.

Considerando la raccolta in termini assoluti, i dati potrebbero apparire poco rassicuranti: la minor quantità di mele prodotta dal 2003 in avanti: 897.764 tonnellate, la prima volta, da 17 anni, sotto le 900 mila tonnellate. La parte del leone? Golden Delicious (256.132 tonnellate) e Gala (158.121). Ma la quantità non è tutto. «È esatto, il dato peggiore dal 2003 in poi. I motivi naturalmente sono numerosi», chiarisce Kössler. «In natura ci sono annate buone e annate meno buone. E poi c’è da considerare l’assetto varietale: noi abbiamo due varietà, in primis le Golden Delicious, abbastanza vecchie, che non hanno più quel grande appeal. Le quantità prodotte sono diminuite anche per questo motivo». Sono varietà, chiarisce oltre il presidente della Vog, in sé molto produttive. «Il fatto è che in Alto Adige è in atto una fase di rinnovo degli impianti. Per fare un esempio, Vog quest’anno ha rinnovato il 7,5% degli impianti, contro una media annuale negli ultimi tempi circa del 4%». Naturalmente, i nuovi impianti non producono immediatamente, e allo stesso tempo vengono a mancare gli apporti quantitativi importanti delle vecchie varietà ora rimosse. «Comunque sia, nel 2020 la qualità è stata buona, anche superiore alla media degli ultimi anni. Ottimi i risultati in Bassa Atesina per le varietà rosse». Qualità ottima, offerta inferiore alla norma, richiesta di prodotti salutari addirittura aumentata per via del virus, quindi i prezzi crescono. Soprattutto, i consumi non hanno registrato flessioni. Soddisfazione, dunque, anche se si è trattato di un anno difficile, come per tutti. «Il reperimento di stagionali per la raccolta e la lavorazione nelle cooperative è stato molto complicato. Nell’ultimo decennio, la maggior parte della forza lavoro arrivava dall’Est Europa. Quest’anno avevano paura di venire, temevano quarantene, di non poter tornare dalle loro famiglie. E poi, notevole è stato l’impegno nella fase di confezionamento, per via delle misure di sicurezza, mascherine per 8 ore al giorno, difficile lavorare così. Notevoli i costi per la sicurezza. Per fortuna, in pochi casi ci si è dovuti fermare. Ma è stato un anno difficile, come per tutti».













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