Boeri: welfare, serve una riforma

Il presidente Inps: «Dovrà contrastare gli sprechi, creare un patto generazionale e premiare i risultati»


di Renato Brianti


BOLZANO. Il festival dell’economia di Trento è pronto ai blocchi di partenza e il suo direttore scientifico Tito Boeri scalda i motori al Centro di formazione professionale Einaudi di Bolzano. Lo fa con un tema “Welfare, mercato del lavoro e innovazione”, indirizzato soprattutto ai giovani che non lo hanno ancora conosciuto, a quei giovani che devono crescere con un sistema sostenibile, incentivante e in grado di premiare la qualità e contrastare gli sprechi.

La riforma del Welfare, per essere sostenibile nel lungo periodo, dovrà formare un anello intorno alla persona: essere in grado di stimolare l’impegno e premiarne i risultati, contrastare gli sprechi, spingere la ricerca dell’innovazione, gli investimenti produttivi, di privati e non. Dovrà generare un nuovo patto sociale di integrazione generazionale, lasciando riposare chi tanto ha fatto e sostituendolo con chi ha voglia di fare. Questi sono alcuni dei punti che ieri il presidente dell’Insp, Tito Boeri, ha spiegato a Bolzano, intervistato dal direttore dell’Alto Adige Alberto Faustini, su come il Welfare dovrebbe crearsi una nuova pelle. «Per quanto riguarda la formazione dei giovani - esordisce Boeri - Bolzano nel rapporto scuola/lavoro è all’avanguardia, la disoccupazione giovanile qui è solo al 12% a differenza della media nazionale del 40%. Tutti i Paesi che permettono la compresenza della formazione insieme al lavoro, come Germania, Austria e Svizzera, hanno la disoccupazione più bassa”.

Per Boeri i giovani dovrebbero pensare, quando valutano il proprio percorso formativo, anche agli sbocchi successivi. Ci sono professionalità sul mercato che oggi vengono molto richieste, quelle dell’I-tech o delle facoltà scientifiche, che hanno prospettive occupazionali più forti ma soprattutto con ricadute positive sull’intero mercato del lavoro: «ogni posto qualificato ne genera 5 non qualificati».

«Bisogna iniziare a versare i contributi prima possibile - continua Boeri - perché versando pochi contributi con salari molto bassi, si rischia di dover lavorare più a lungo. Per evitare tutto questo bisogna cominciare a capire da subito la propria situazione pensionistica, è questo il messaggio che le “Buste arancioni” vogliono dare». Per quanto riguarda il mercato del lavoro: «La repubblica è “af-fondata” sul lavoro, le tasse dovrebbero essere diminuite e un problema dell’Italia - continua Boeri - è la poca mobilità. Siamo in testa a tutti i calcoli del mis-match, il mancato incontro fra lavoro e competenze. Esistono moltissimi casi di persone non idonee ad un mestiere che non possono cambiarlo, perché il mercato non lo consente e le resistenze alla mobilità portano anche alle ricongiunzioni onerose per coloro che hanno delle carriere miste». «Il welfare visto come stato sociale presenta “alcune” ottime realtà qualitative in rapporto al costo, penso al vostro servizio sanitario, - conclude Boeri - presenta però anche inefficienze come la protezione sociale che è spesso un problema normativo, troppe leggi che complicano i compiti primari e il contrasto alla povertà in Italia trova difficoltà di attuazione, ciò sono più di 500 prestazioni sociali che l’Inps deve gestire e coordinare. Bisogna riuscire a dare i fondi di non autosufficienza solo a chi ne ha davvero bisogno, questo sarà il vero problema del prossimo decennio ma per farlo il funzionamento della macchina Inps ha necessità di semplificazione, serve l’aiuto della politica che ci ascolta solo quando vuole, quando abbiamo provato a offrire loro il ricalcolo contributivo dei vitalizi in proporzione ai contributi versati, nessuno ha aderito».













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