Il futuro dello sci alpino? Il noleggio di alta qualità 

Sulle piste da sci italiane ormai il 50% degli utenti non si compra più gli sci Gli esperti: non si vuole più possedere un bene, ma godere di un’esperienza



BOLZANO. La diciottesima edizione di Prowinter, la fiera “trade” degli sport di montagna, è stata l’occasione per riportare al centro dell’attenzione l’originale vocazione della fiera altoatesina: il noleggio. Il tema “rental”, mai come nelle ultime stagioni, ha spostato gli equilibri del mondo montagna e analizzarne la curva di sviluppo è importante per tutti i soggetti che operano in questo scenario. Proprio per questo motivo a Prowinter 2018 si è tenuto il primo Ski Rental Summit, l’incontro nazionale sulla tematica del noleggio. Un summit che, per volontà di Fiera Bolzano, non ha voluto solo snocciolare numeri ma anche fornire spunti che hanno aperto un dibattito allargato tra tutti i partecipanti all’incontro.

La situazione oggi. Dalla ricerca condotta da Prowinter Lab è emerso che in Italia sono attive 851 strutture di noleggio così organizzate: il 43% ha una esclusiva attività rental, il 42% affianca al noleggio la vendita di attrezzatura e il restante 15% è composto dal noleggio organizzato da scuole sci o altri operatori vari. Il mercato che viene mosso dalla passione per gli sci coinvolge 7.500.000 sciatori, di cui 4,9 milioni di italiani e 2,9 milioni stranieri per un volume di attrezzatura pari a 177.000 paia di sci venduti ogni anno di cui l’11% (20.000 paia) è specificatamente progettato e costruito per il noleggio.

Il cliente tipo. Si stima che oltre il 50% degli appassionati sciatori che affollano le montagne italiane usufruisca di un servizio a noleggio. Secondo il team di Fiera Bolzano sono oltre 100.000 le paia di sci venduti ai noleggi, pari al 56% del totale circolante in Italia. Si può riscontrare come la clientela del noleggio, durante il proprio soggiorno, richieda un attrezzo di un livello qualitativo elevato in modo tale da poter vivere al meglio la propria passione per lo sci. Il motivo di questa ricerca della qualità si potrebbe spiegare grazie alle riflessioni portate all’attenzione dei partecipanti al summit da parte di Andrea Macchiavelli, professore dell’Università degli Studi di Bergamo: «Non si vuole più possedere un bene materiale, ma tramite il suo utilizzo diventare protagonista della propria storia - ha commentato il professore universitario - e, attraverso il mondo dei social, mostrare a tutti la propria esperienza». Ecco perché, anche nel noleggio, l’aspettativa di qualità è molto alta.

Il rental in Italia. In media, tra alta e bassa stagione, negli 851 noleggi sparsi sul territorio nazionale operano 1500 addetti (1,74 addetti/noleggio). Del totale dei noleggi censiti il 75% dichiara di adottare un percorso di formazione che va dalla preparazione dell’attrezzatura fino all’utilizzo finale da parte dell’utente, questi corsi sono organizzati da enti esterni (regione, provincia…) oppure svolti internamente alla struttura. Il 25% dei noleggiatori non ha saputo dare indicazioni precise in merito alla formazione del proprio personale «e questo è un dato che a nostro avviso deve farci riflettere, perché le competenze tecniche degli addetti nei punti noleggio sono un aspetto delicato su cui il comparto dovrebbe intervenire» commenta Geraldine Coccagna, responsabile di Prowinter.

Niente caschi. Materia di studio è, quindi, tutta l’attrezzatura di cui il noleggio dispone: la totalità delle strutture intervistate dispone di sci da discesa, l’82% offre il noleggio anche di snowboard e il 77% consente l’affitto delle protezioni come il casco: «Il fatto che quasi un quarto dei noleggi non offra il servizio di noleggio del casco ci ha colpito molto, perché il tema della sicurezza in pista dovrebbe essere prioritario» sottolinea la exhibition manager di Fiera Bolzano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità