In Alto Adige i lavoratori si ammalano poco 

L’Ipl: «Il 51% va a lavorare anche quando dovrebbe stare a letto». È scontro duro con Assoimprenditori


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Malattia, assenze per infortunio e “presentismo” in Alto Adige: è il titolo della ricerca dell’Istituto promozione lavoratori, al centro di un nuovo scontro tra Assoimprenditori e Ipl appunto. Non tanto sui dati quanto sulla loro interpretazione.

Dalla ricerca emerge un quadro generale più che positivo sia sullo stato di salute dei lavoratori altoatesini che sull’attaccamento al lavoro tanto che il 53% degli occupati non fa neppure un giorno di malattia all'anno, rispetto al 49% dell'Italia, il 48% dell'Austria e il 42% della Germania. Il settore più “sano” è quello turistico con quasi tre quarti degli occupati (74%) che non si ammala mai; in agricoltura la percentuale è del 71% e nei trasporti del 67%.

Le cifre. Dati diversi si registrano in genere nel pubblico: nel settore dell’educazione e dell’istruzione solo poco più di un terzo degli addetti (35%) non è mai mancato nei 12 mesi precedenti l’indagine; nell’amministrazione pubblica coloro che non sono stati a casa per malattia neppure un giorno sono il 41%; dato che sale al 49% nel sociale e nella sanità .

Il 50% degli occupati altoatesini manca al massimo 5 giorni all’anno; c’è poi un 16% di lavoratori che, nonostante abbia problemi di salute di lunga durata, continua a lavorare normalmente. L'8% dei giorni di assenza per malattia sono dovuti a infortuni sul lavoro, un valore - secondo l’Ipl - abbastanza alto rispetto a quelli nazionali e internazionali.

In Alto Adige poi, secondo la ricerca, ci sarebbe uno spiccato “presentismo”: ovvero il 51% dei lavoratori effettivamente malati - si legge nella ricerca - si recano comunque al lavoro; una percentuale doppia rispetto al resto d’Italia (27%); il 36% dell’Austria, il 32% della Germania; il 42% dell’Ue.

Assoimprenditori interpreta in chiave positiva il dato - dimostrazione di attaccamento al lavoro per gli occupati dipendenti e spesso di necessità per gli autonomi - mentre per l’Ipl andare a lavorare anche quando si è malati “non rappresenta necessariamente un beneficio per il datore di lavoro”. Motivo? «Il presentismo - si legge nella ricerca- comporta una riduzione del rendimento e una maggiore frequenza di errori e di probabili infortuni; possibili difetti qualitativi dei beni prodotti, un maggiore scarto, servizi carenti o infortuni causati dal dipendente, che dovrebbe stare a letto piuttosto che in officina».

Le critiche. Dura la replica del presidente di Assoimprenditori Federico Giudiceandrea: «L’Alto Adige è un ottimo posto di lavoro. Gli stipendi sono di gran lunga i più alti d’Italia, il tasso di occupazione è tra i primi a livello europeo e tutte le classifiche confermano che la qualità della vita è molto buona. Ciò nonostante, per l’ennesima volta l’Ipl usa una rilevazione statistica fatta su un campione di 752 lavoratori (lo 0,3% degli oltre 250 mila occupati) per denigrare la qualità del lavoro in Alto Adige. Se pochi mesi fa l’Ipl aveva denunciato condizioni di lavoro al limite della sopportazione, sulla base di quello stesso studio ora afferma esattamente il contrario: le assenze per malattia sono tra le più basse d’Europa. Che le assenze per malattia siano poche rispetto ad altre realtà è un dato positivo che conferma la laboriosità degli altoatesini – vale per imprenditori, lavoratori autonomi e dipendenti – e anche le ottime condizioni di lavoro nelle nostre aziende. Si tratta del resto di un dato confermato da tutte le statistiche ufficiali, a partire da quelle dell’Inps. Ciò che ci sorprende è che anche un aspetto di per sé molto positivo – l’operosità e l’attaccamento al lavoro – venga strumentalizzato dall’Ipl motivandolo col fatto che molti dipendenti vadano a lavorare anche se malati. Cercando di mettere sempre contro le imprese e i loro dipendenti, mettiamo a rischio il partenariato sociale e l’ottimo rapporto tra aziende e dipendenti».













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