L’export nel Regno Unito pari a 127 milioni di euro

Le esportazioni altoatesine riguardano soprattutto agroalimentare e automotive Anthony Fowler: «Merci e circolazione delle persone, dipende dalla trattativa»


di Renato Brianti


BOLZANO. Il Regno Unito ha una bilancia commerciale che pende di molto verso le importazioni, parliamo di circa139 miliardi di euro l’anno, ma cosa succederà con l’entrata in vigore della Brexit e soprattutto qual è la prospettiva per le aziende altoatesine che esportano prodotti nel mercato britannico?

Il punto sulla situazione è stato discusso ieri in un incontro organizzato dall’Idm alla Camera di commercio di Bolzano. Presenti Antony Fowler, consulente per le imprese italiane nei mercati britannici e Walter Obwexer, professore di diritto comunitario ed internazionale all’Università di Innsbruck. Per quanto riguarda l’Alto Adige, le esportazioni verso il Regno Unito nel 2016 sono state pari a 127 milioni di euro, i settori principali riguardano la componentistica per automobili e il settore agroalimentare con le mele e il vino in primo piano.

Il futuro però non è garantito, con l’apertura del procedimento di uscita dall’Unione europea dello scorso marzo, gli scenari possibili non sono ancora quantificabili e per le aziende italiane investire in Gran Bretagna potrebbe diventare più rischioso. Potrebbe ma anche no. «Tutto dipenderà dalla trattativa fra Gran Bretagna e Unione Europea e se il modello di Brexit che verrà attuato sarà più o meno “hard” o “soft” - esordisce Antony Fowler - è difficile prevedere la conclusione di questa trattativa, un’uscita dall’Unione europea non è stata prevista nei contratti perciò sarà un percorso lungo, complicato e aperto a tutti gli esiti. Ci sono due anni di tempo per raggiungere un accordo che potrebbe anche non arrivare. Si dovranno valutare il nuovo modello di circolazione delle persone e delle merci cercando di salvaguardare il più possibile i diritti acquisiti». I risultati delle elezioni di giovedì hanno sicuramente depotenziato la premier Theresa May; potrebbe essere un vantaggio per una trattativa più soft? «La May ha indetto le elezioni anticipate forte di un vantaggio potenziale di 20 punti perché voleva in mano più potere per le trattative. È stato un autogol - continua Fowler - perché adesso oltre al vantaggio ha perso anche la sua maggioranza parlamentare e dovrà trattare con i partiti minori che faranno la voce grossa. Poi dipende anche dalla Ue, può succedere di tutto». Possibile anche una retromarcia sulla Brexit? «Giuridicamente - spiega il professor Obwexer - entro il 30 marzo 2019 data di chiusura del procedimento, potrebbe succedere, visto che i regolamenti lo consentono ma a quel punto è più probabile un’uscita soft che manterrebbe più o meno lo status quo». «Se ci fosse una conclusione “soft” la Gran Bretagna potrebbe restare nel mercato interno con la libera vendita delle merci e libertà di circolazione per chi si muove per lavoro, la differenza dall’attuale sarebbe lieve, significherebbe che gli altoatesini potrebbero esportare il vino e il resto senza dazi e con pochi documenti. In caso contrario tutto si complicherebbe, aprire filiali in Gran Bretagna diventerebbe complicato e i lavoratori italiani risulterebbero stranieri. Con i risultati di ieri diventerà importante la direzione politica dei nuovi partner che saranno necessari alla May, se punteranno sulla linea hard potrebbe diventare più difficile». Un consiglio a chi vuole tentare adesso la strada inglese? «Io cercherei di inserire nei nuovi contratti una clausola Brexit - conclude Obwexer - una pronta via di fuga per un recesso in caso le cose in futuro prendano una brutta piega, in senso economico».













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