L’export verso la Russia sale dell’8% in un semestre

Trentino Alto Adige in controtendenza sul dato nazionale legato all’embargo L’ambasciatore russo Razov: le sanzioni danneggiano l’Ue ma non gli Stati Uniti


di Renato Brianti


BOLZANO. «Anche a causa delle sanzioni l'Italia sta perdendo quote di mercato importanti nell'export verso la Russia: se fino allo scorso anno era saldamente il nostro quarto Paese fornitore ora è il quinto, scavalcato proprio dagli Stati Uniti. Questo giusto per far capire a chi giovano le sanzioni». Lo ha detto l'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, al seminario italo-russo presso la Camera di commercio ieri a Bolzano: una risposta al segretario di Stato americano, John Kerry, che vuole le sanzioni alla Russia, anche se poi si scopre che gli Usa sorpassano proprio l’Italia come fornitore di Mosca. L’evento era organizzato da Associazione Conoscere Eurasia, assieme a Forum economico internazionale di San Pietroburgo e Idm Alto Adige e moderato dal caporedattore del nostro giornale, Paolo Mantovan.

«Anche quest'anno le cifre dell'interscambio italo-russo non sono affatto soddisfacenti. - ha proseguito Razov - Dopo il -36,2% del 2015, i primi 5 mesi registrano infatti un'ulteriore perdita degli scambi, a -48,8%. Dato che fa scendere la Russia dall'ottavo al tredicesimo posto tra i Paesi fornitori dell'Italia».

Un mercato enorme che nonostante la crisi causata dalle sanzioni internazionali, si mostra aperto all’internazionalizzazione. E la nostra regione è in controtendenza. L’interscambio Trentino Alto Adige-Russia vale 32 milioni di euro in uscita con un aumento dell’8% (1° semestre 2016) rispetto al semestre precedente. Calano invece nettamente le importazioni del 41%. «La collaborazione fra questo territorio e la Russia esiste dal 1875 quando a Merano è nata la comunità “Natalia Borodina” - ancora l’ambasciatore Razov - questa è una regione che è sempre stata vicina alla nostra gente e con la quale manteniamo un rapporto privilegiato».

Per Ilaria Vescovi, amministratore delegato di Tecnoclima Spa, vicepresidente di Confindustria Trento e presidente della società che edita l’Alto Adige, «la grave ripercussione economica ha diminuito negli ultimi tre anni del 40% il grande lavoro fatto nel decennio in precedenza. Le sanzioni hanno costretto la Federazione Russa ad attrezzarsi in casa formulando un documento che sostituisce le importazioni e attrezzandosi in loco per la produzione. Nel 2020 riuscirà a coprire tutta la quantità di beni prima importati». Chiuso questo periodo per il Made in Italy potrebbe essere tardi? «È un rischio, soprattutto per alcune tipologie di prodotti. L’aspetto positivo ci sarà per chi esporta in tecnologia e know-how. Certo bisognerà essere preparati e qualitativamente eccellenti», risponde Vescovi, sottolineando come «le nuove norme adesso obbligano le nostre aziende ad avere un rappresentante di diritto russo sul posto. Questo ha avvantaggiato chi era già operativo». Tecnoclima Spa è stata fra le 22 eccellenze italiane che ha partecipato al Forum di Pietroburgo, una piattaforma di business istituzionale attualmente importantissima, presenti Putin e Renzi. Quanto è stato importante avere un’istituto di credito come Banca Intesa radicata in loco? «Lavorare in Russia è stimolante ma impegnativo, bisogna farsi aiutare. Il primo partner presente è stato Banca Intesa e ha alleggerito il peso del primo impatto. Da quel punto di vista noi eravamo autosufficienti ma nel nostro caso sono stati importanti per le relazioni, i rapporti, l’appoggio e la conoscenza dei partner commerciali. Poter contare su chi già ha esperienza e conosce l’ambiente è fondamentale, soprattutto in un mercato complicato come quello russo», chiude Vescovi.













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