«La zona industriale nel capoluogo non può morire» 

Duro attacco di Mauro Chiarel, responsabile comprensoriale «Già ora operare a Bolzano è da eroi, vedi costo dei terreni»



BOLZANO. «Devono dircelo chiaro: vogliono ancora una zona industriale a Bolzano? Se no, che mettano pure tutti i limiti che vogliono...». Mauro Chiarel ha un diavolo per capello. Responsabile del comprensorio del capoluogo all’interno di Assoimprenditori è duro come il suo presidente Giudiceandrea nel contestare la possibile configurazione che il Comune sta discutendo a proposito del piano di classificazione acustica. Ma va oltre. Ponendo al sindaco e alla giunta una serie di domande non troppo retoriche.

«Per la precisione sono quattro - puntualizza Chiarel - e la prima è appunto se si vuole che la Zona resti industriale. Perché allora la classifichino pure zona di livello 4 e dunque "mista". Ma poi se ne pongano un’altra di domanda: pensano sul serio che la città "della conoscenza", del "Noi" e di quant’altro possa sostituire quella del "fare"? Della reale produzione di Pil?».

Perché, e qui, arriva il terzo quesito, il tema, per gli imprenditori è assumersi la responsabilità di rinunciare a quel 20% di prodotto che la Zona garantisce alla città e alla sua economia. Rinunciando, infine, «anche ai salari connessi, che non si trovano sotto i cavoli o in mezzo a iniziative messe in piedi solo con denaro pubblico. E che sono, per chi lavora nelle industrie e nelle imprese in Zona, almeno del 30% superiori a quelli che si riscontrano altrove».

Mauro Chiarel vuole poi far notare al Comune che gli 11 mila dipendenti delle attività a Bolzano sud non sarebbero più garantiti se la Zona diventasse realmente "mista", fatto che giustificherebbe la restrizione ulteriore in termini di inquinamento acustico e che dunque si tradurrebbe anche in ulteriori oneri per chi volesse intraprendere un’attività di tipo privato.

«Già adesso operare a Bolzano è quasi da eroi - ironizza Chiarel - perchè il costo dei terreni, per dirne una, ha toccato i 700 euro al metro quadro, quando in Austria siamo a 50. Per non parlare dell’energia che ha tariffe non paragonabili a quelle dei territori che ci circondano, molto più basse». In sostanza, la trasformazione anche formale della Zona industriale in mista con l’adeguamento in zona 4 per quanto riguarda la classificazione acustica, sarebbe un nuovo ostacolo posto sulla strada dello sviluppo economico bolzanino.

«Chi si insedierà mai qui - conclude il responsabile di area di Assoimprenditori - una volta che dovesse sottoporsi a vincoli acustici, dopo quelli già presenti di rischio aeroportuale, di costi dei terreni e energetici? ». (p.c.)















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