Per i 100 anni, festa in stile Podini 

Al Kursaal di Merano. Celebrato il primo secolo del gruppo. Una cerimonia sobria, il racconto di un’avventura imprenditoriale di successo ma sempre con un occhio attento alla società e all’etica. Il ringraziamento del presidente del Coni Malagò; «Avete fatto molto per lo sport»



Merano. Al Kursaal la famiglia Podini poteva esibire i muscoli. Far sentire il peso dei bilanci. Sciorinare numeri, grafici, diagrammi. Dare l’idea non di un’azienda, ma di tante aziende - che ogni giorno, da cent’anni, danno lavoro e stipendio a migliaia di dipendenti -, imprese che hanno scritto un pezzo della storia di questa terra e che da tempo hanno messo fronde e radici nel resto del Paese e anche lontano dai nostri confini. Invece - e la scelta s’è rivelata azzeccata - s’è celebrato il compleanno di una scelta (quella di costruire il futuro in Alto Adige), di un’avventura, di un’idea imprenditoriale, ma anche sociale, etica, persino sportiva, visto che i Podini non hanno solo amato e praticato lo sport, ma lo hanno anche sempre sostenuto. La storia di una famiglia - con tre generazioni sul palco e una alle spalle, in immagini in bianco e nero che raccontano il secolo podiniano altoatesino - che diventa il pezzo della storia di un territorio.

Poche parole. Tutte quasi intime, guardate con gli occhi dell’anima, velate dalla malinconia di ricordi lontani e scaldate dall’entusiasmo dei nuovi progetti che le nuove generazioni portano e porteranno avanti. Giancarlo e Patrizio - il dottore e il cavaliere - riprendono il filo della storia, Lo allungano fino ai tempi nostri, mettendo gli aneddoti di famiglia, il dolore per la perdita delle mogli e un pezzo dei loro sogni ancora da realizzare nello scrigno della storia dell’impresa. I figli e i nipoti, tutti emozionati, tutti felici e sorridenti, aggiungono dettagli, suggestioni. Spiegano quanto sia stata importante la diversificazione, fatta di nuovi sguardi, di nuovi approcci, di nuovi rami. L’idea è quella che trasmette la foto grande che vedete in questa pagina. Tutti insieme, ognuno con la sua vocazione, per un progetto più grande e sempre e comunque comune, condiviso. Un progetto che deve tener conto anche di chi non ce la fa. Ed ecco il richiamo all’etica, ai valori, ai tanti denari in un certo senso “restituiti” a chi non ce la fa (qui e in mondi lontani, dove la vita non vale ancora nulla). Poi arrivano i testimoni, i compagni di viaggio: il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ricorda quanto fatto dai Podini nel mondo dello sport (l’Aquila Basket a Trento, il Napoli calcio e molto altro, con un occhio a chi fatica a trovare uno sponsor), ma che esalta anche l’attenzione ai temi sociali, che è sempre stata una specie di faro per tutti i Podini. Il presidente degli imprenditori locali, Federico Giudiceandrea, parla di visione, di coraggio, di sguardi, di anima. Il presidente Arno Kompatscher - con un video, perché impegnato a Bressanone per l’ordinazione del nuovo vescovo di Treviso, il bolzanino Michele Tomasi - manda una sorta di videobiglietto d’auguri e di complimenti. L’assessore provinciale Thomas Widmann - presente insieme a tante autorità e a tantissimi ospiti - si divide. Parla da uomo delle istituzioni, grato ai Podini non solo per quanto fatto in Alto Adige, ma anche per i progetti internazionali dedicati a chi è in difficoltà. E parla da amico, da compagno di giochi, esaltando gli imprenditori etici e facendo intuire le mille avventure che hanno portato i giovani Podini (la terza generazione insomma) ad essere gli imprenditori di successo di oggi. Alessandro, Giovanni, Stefano, Maria Luisa e Marco sorridono: sono insieme presente e futuro. Hanno accanto i loro padri e i loro figli. Oggi e ieri. Oggi e domani. Un patrimonio condiviso di valori. E di lavoro. Tanto lavoro. In serata la festa della famiglia diventa la festa di tutti i dipendenti (e oggi si prosegue a Napoli, nel “regno” di Patrizio). All’uscita, per tutti, il libro del “nostro” Ettore Frangipane sui cent’anni dei Podini - visti in particolare con gli occhi di Giancarlo - in Alto Adige. E un volume dedicato a Patrizio Podini. Nel sottotitolo, il riassunto di cent’anni: storie di coraggio, passione e identità. «Non siamo nulla - scrive fra l’altro il nostro direttore Alberto Faustini in una delle prefazioni del primo libro -, se non serbiamo nel cuore, nell’anima, nel nostro modo di lavorare e di vivere un frammento delle nostre radici, un pezzo del nostro ieri, un tassello di una storia che non è mai solo individuale, ma sempre anche collettiva: la storia della nostra famiglia. La storia di ciò che siamo stati e di ciò che siamo oggi. Di più: la storia di una famiglia che si fa comunità e che diventa parte di una comunità più grande: quella di Bolzano, nel caso specifico. Un secolo di Podini a Bolzano e in Alto Adige è infatti un secolo di tante vite, di tante esperienze, di tante piccole storie che messe insieme fanno un pezzo significativo del grande libro di questa città. Ma anche le radici non sono nulla se non si guarda il terreno nel quale sono cresciute, l’aria che hanno respirato, il tempo lontano che ha preceduto questo tempo presente, un tempo che ora si celebra».













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