Raiffeisen sulle barricate «Vogliamo l’autonomia»

Si aspetta il testo definitivo del decreto legge, no ad aggregazioni fuori provincia Il direttore Gasser: «Assicurazioni da Renzi e poi ci sono i nostri parlamentari»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Primo, conoscere il decreto legge nella sua stesura definitiva data dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Il che non è ancora avvenuto. Secondo, nel caso non ci sia all’interno del testo l’autonomia delle Casse Raiffeisen, rispetto alla riforma del credito cooperativo in Italia, agire in sede parlamentare per «conquistare» uno status autonomo. Sempre come Raiffeisen, perché l’obiettivo è quello di non finire nel «calderone» nazionale. Questa la linea dei vertici della Federazione che raggruppa in Alto Adige anche le 47 Casse Rurali a cui aggiungere la Cassa centrale.

A Bolzano non se l’aspettavano. Nell’ultimo Consiglio dei ministri, «il presidente Matteo Renzi, a sorpresa, ha presentato alcune novità e disposto la rielaborazione del disegno di legge», sottolinea il presidente della Federazione Raiffeisen, Herbert von Leon. In pratica gli altoatesini erano convinti di trovare già nel testo uscito da Palazzo Chigi quell’«autonomia» dal sistema nazionale che, invece, è ancora tutta da verificare.

La riforma delle banche di credito cooperativo (Bcc) consentirà - secondo il governo - di superare le criticità che presenta la vigente disciplina del settore in Italia: debolezze strutturali derivanti dal modello di attività, particolarmente esposto all’andamento dell’economia del territorio di riferimento, ed anche dagli assetti organizzativi e dalla dimensione ridotta. E così, nel testo dell’ufficio stampa del governo si legge ad esempio che è «obbligo per le Bcc di aderire ad un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio non inferiore ad miliardo di euro». L’adesione ad un gruppo bancario è la condizione per il rilascio, da parte di Bankitalia, dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo. «Aspettiamo il testo del decreto in Gazzetta, certo che se vi è contenuta la questione della capogruppo in questi termini, per noi è impossibile trovare risorse in loco, basti pensare che la Cassa centrale ha un patrimonio sui 300 milioni, quando viene richiesto un miliardo», sottolinea Paul Gasser, direttore generale della Federazione Raiffeisen. Cio significherebbe cercare partner fuori provincia.

Sempre Palazzo Chigi sembra prevedere che chi non intenda aderire ad un gruppo bancario, di poterlo fare «a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve. Non può però continuare ad operare come banca di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in spa». In alternativa è prevista la liquidazione. Anche qui Gasser ricorda che il sistema Raiffeisen - in Alto Adige da 127 anni - funziona, ma è formato da tanti piccoli soci, lontani dalle cifre richieste dal governo. Ecco perché l’obiettivo resta quello di mantenere un’autonomia rispetto a questi punti della riforma. «Il presidente dalla giunta provinciale Arno Kompatscher ha ottenuto dal governo l’assicurazione circa il mantenimento della posizione di Raiffeisen Alto Adige come gruppo bancario autonomo. «Prendiamo atto dell’assicurazione del presidente Renzi e attendiamo la pubblicazione del decreto», evidenzia Herbert Von Leon. «Siamo ancora moderatamente ottimisti, anche nell’eventuale lavoro in sede parlamentare di conversione in legge del decreto, i nostri senatori e deputati sono pronti a sostenerci», chiude Gasser. Insomma, a Bolzano, la partita non è considerata ancora persa. Anzi, appena iniziata.













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