Un drone per salvare gli scialpinisti travolti 

Tutte le novità degli sport invernali entrati nell’era digitale


di Davide Pasquali


BOLZANO. C’è l’ovvio, il banale, lo scontato. Nel senso che ci si aspetta di trovarci caschi, guanti, tute, sci, bastoncini e via sciando. Ma poi c’è tutto il resto, in primo luogo le espressioni concrete delle due nuove frontiere degli sport invernali: il noleggio spinto e l’introduzione ad ogni livello possibile e immaginabile delle nuove tecnologie, a partire dal digitale. È la fiera specializzata Prowinter, inaugurata ieri mattina nel capoluogo altoatesino e dedicata agli operatori business to business. Fra le tantissime innovazioni ne spicca una, al momento a livello di prototipo in cerca di finanziatori: uno zaino dotato di transponder radio sullo spallaccio e di drone esterno, protetto da un tubo infrangibile e in grado di decollare quando lo scialpinista viene travolto da una valanga; rimane in volo per 10 minuti, esattamente sopra il travolto, la cui posizione viene monitorata via radio, permettendo ai compagni di escursione di individuarlo e disseppellirlo in tempo per salvargli la vita. Senza attendere l’elicottero, che magari rischia di arrivare troppo tardi.

La migliore guida della fiera, per capirci qualcosa, è Sebastian Mayrgündter, coordinatore per la società provinciale Idm della divisione denominata Ecosystem Sports & Alpine Safety. Si comincia dagli attacchi per scialpinismo. Minimali. È scaduto il brevetto ventennale (tutto altoatesino) di Salewa, motivo per cui adesso i germanici e non solo loro copiano e sviluppano. L’incredibile è la quasi assenza di peso: piume. Poco oltre, sta una delle frontiere più sviluppate negli ultimi anni. Racconta l’esperto Idm: c’è sempre meno tempo per sciare, le attrezzature sono sempre più semplici da utilizzare e performanti; la gente ha poco tempo per allenarsi ma in pista viaggia alla velocità della luce. Motivo per cui, gomitiere, ginocchiere giù giù fino alla caviglia, gusci simil motociclistici per proteggere la colonna vertebrale. Oltre ai caschi, meglio se con lenti adattive. Poco oltre, sta il reparto scarponi e loro regolazione sugli sci. Ancora una delle grandi falle: tanti, troppi infortuni dovuti alla cattiva, pessima, carente o addirittura assente regolazione degli attacchi.

Una zona della fiera, amplissima e variegata, è dedicata alla preparazione e alla sciolinatura degli sci. Niente a che vedere con i metodi artigianali del passato, quando per sciolinare ci si serviva di un vecchio ferro da stiro di seconda mano; macchinari ipertecnologici, asettici, chiusi, dove l’uomo quasi solo determina e controlla dall’esterno tramite consolle digitali. Una dimensione molto vicina a quella industriale, per preparare quantità importanti di attrezzi. Proprio quelle che costituiscono la nuova vera frontiera dello sci: il noleggio o, come lo chiamano i tecnici, il rental. Pochi acquistano ancora gli sci. Si preferisce noleggiarli, non tanto perché costa meno, quanto piuttosto perché in tal modo si azzerano, ci sia concesso il termine gergale, le rotture di scatole. Non ci si deve occupare di mantenerli sciolinarli e metterli in cantina. Si può arrivare alle stazioni sciistiche anche in treno o in bus, senza doversi scarrozzare in giro quintali di sci e scarponi. A proposito, fra le nuove frontiere, a Prowinter si può ammirare questa: potremmo definirla il noleggio 2.0. Entri al noleggio, sali su un macchinario digitale che misura peso, altezza, diametro delle caviglie e molto altro. Il macchinario elabora e genera un codice a barre, col quale viene dato ordine al magazzino di far uscire il tal scarpone. Quello giusto per te, mica solo per il numero di scarpa, perché qui siamo nel top o quasi top di gamma. Un processo simile viene usato per calibrare la scelta di sci e attacchi. Pure le solette degli scarponi sono personalizzate, simulate al pc sulle esigenze dell’utente finale. Se poi le si vuole belle calde prima di calzarle, ecco il cavetto di alimentazione Usb, come quello dei caricacellulari

La fiera è dedicata agli operatori del backoffice invernale, ed ecco allora aziende specializzate in software di management dei noleggi o in sistemi di gestione e messa in sicurezza dei flussi di sciatori; sono assolutamente paragonabili, come standard, a quelli più moderni utilizzati a livello aeroportuale. Ci sono start up in grado di fornire software per prenotare a distanza sci e scarponi. E sistemi self service automatizzati, con display touch in 25 lingue, per consentire ai turisti di noleggiarsi da soli l’attrezzatura. C’è poi il ghiaccio per pattinarci sopra che non è affatto ghiaccio, è ecologico, non è nemmeno freddo e non occorre levigarlo dopo l’uso. E ci sono le motoslitte senza più i pattini, solo 4 cingoli triangolari, indispensabili a impiantisti e soccorritori per salire e scendere su qualsiasi terreno, con qualunque pendenza. E ci sono gli airbag per travolti da valanga. E il famoso drone di cui sopra. Che, in fase di commercializzazione, all’utente dovrebbe costare 1.500 euro. La scommessa, per molte start up presenti, è quella di trovare finanziatori. I colossi del settore sono troppo rigidi per innovare veramente, portando grandi novità. Sono ingessate da logiche di mercato, da farraginosi meccanismi interni. Le piccole start up innovano, convincono, iniziano a produrre. Se poi le vendite confermano la bontà del tal nuovo prodotto, i colossi del settore le acquisiscono.

Infine, c’è la realtà virtuale. Un gioco, per simulare cosa provino i freestyler nei salti. Ma anche uno strumento preziosissimo per testare protocolli di intervento in valanga. Idm e Cnsas del Cai, in tal senso, stanno percorrendo vie nuove.

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