«Voucher, utilizzarli solo per lavori occasionali»

Serafini: riportarli alla loro funzione originaria per fare emergere il lavoro nero «Necessarie le maxi-sanzioni per le imprese che non ne comunicano l’uso»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Dai dati Inps sull’uso dei «voucher» la situazione non migliora, anzi peggiora. Infatti nei primi cinque mesi dell’anno, gennaio - maggio, sono stati venduti per 56,7 milioni, con un aumento del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questo a livello nazionale, ma anche in Alto Adige la situazione è analoga. «Serve quindi intervenire con determinazione e regole chiare, non è certo sufficiente la tracciabilità come proposto dal governo.Non chiediamo di abolire i voucher, ma di riportarli alla loro funzione, quando sono stati introdotti, nel 2008», sottolinea il segretario provinciale della Uil/Sgk, Toni Serafini.

Tra le proposte del sindacato quella di «utilizzarli solo per lavori occasionali e per fare emergere il lavoro nero». A livello regionale, sono aumentati del 38,2% rispetto al periodo di gennaio-maggio del 2015

«Si tratta di lasciarli solo in alcuni settori: giardinaggio e pulizia, lavori domestici, manifestazioni culturali e sportive, agricoltura. Ricordiamo che esistono altre forme di flessibilità ma con più tutele: i contratti stagionali ed a tempo determinato», ancora Serafini.

Per la Uil «è inoltre necessario  sostituire la sanzione proposta dal legislatore, per le imprese che non comunicano l’uso dello stesso voucher,  con la maxi-sanzione da lavoro nero;  obbligare le stesse imprese a precisare la durata della prestazione con obbligo di fissazione dell’orario della prestazione; abrogare la norma che estende, per l’agricoltura,  a 7.000 euro all’anno il compenso massimo per il lavoratore, tornando ai 2.000 euro ed, infine, chiarire definitivamente l’esclusione dei “buoni lavoro” per il lavoro in somministrazione».

Da ricordare anche che in Trentino Alto Adige nei primi cinque mesi del 2016 i nuovi rapporti di lavoro sono calati del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. Secondo i dati dell'osservatorio sul precariato Inps, questo rallentamento ha coinvolto essenzialmente i contratti a tempo indeterminato: - 280.000, pari a meno 34,0% sui primi 5 mesi del 2015. Il calo è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui le assunzioni potevano beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni.













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