Baldassarre Castiglione, la Corte e il mondo

Urbino lo celebra con Raffaello, crearono mito del Rinascimento

URBINO


(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - URBINO, 18 LUG - ''Quella di Roma dedicata a Raffaello è una mostra bellissima, ma non dice nulla che non si sapesse già. La nostra è originale e innovativa, è un racconto nuovo che si estende oltre la pittura e ricostruisce una personalità centrale del Rinascimento italiano e europeo''.

Vittorio Sgarbi, con la sua solita verve, accende abilmente l'attenzione sull'appuntamento che Urbino dedica fino al 1 novembre a Baldassarre Castiglione e al suo celebre ''Libro del Cortegiano'', vangelo per il perfetto gentiluomo e chiave di accesso per capire i luoghi del potere e l'alta società nell'Italia e nell'Europa del primo Cinquecento. Il personaggio, mantovano di nascita, giunse nel centro marchigiano nel 1504.

Amico strettissimo di Raffaello, nel Palazzo Ducale voluto da Federico da Montefeltro, "il più bello che si ritrovi in tutta Italia", abbozzò il trattato sulla vita di corte, seguito da un lungo lavoro di riscrittura e integrazioni dopo il trasferimento a Roma come ambasciatore dei Gonzaga e concluso con la pubblicazione nel 1528, un anno prima della sua morte a Toledo.

Il suo nome e quello del sommo pittore urbinate si intrecciano anche nel titolo della mostra, tra i volti e i momenti di quella vita di corte che Sgarbi ha ricostruito curandone il racconto raccolto e raffinato insieme con Elisabetta Soletti. "Furono protagonisti di un momento unico che fece la fortuna dell'Italia - spiega la storica dell'arte -. Il mito del Rinascimento nasce a Urbino e si deve a loro".

Nelle Sale del Castellare passioni, amicizie e rapporti di Baldassarre Castiglione con artisti, sovrani, letterari, aristocratici, papi e prelati, scorrono accanto a opere pittoriche di altissimo pregio, come i due grandi Tiziano che ritraggono Giulio Romano e il Patriarca di Aquileia Giovanni Romani, e a una selezione di oggetti, gioielli, frammenti archeologici, vasi, specchi, bronzetti, cammei e medaglie per testimoniare la sua passione per il collezionismo, assai diffusa tra nobili e aristocratici, e il gusto antiquariale dell'epoca.

(ANSA).













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