l’intervista

«Il 25 aprile ci sarò, e con convinzione». Parla Alessandro Urzì

Il deputato di FdI: «La Resistenza? Passaggio per giungere alla liberazione». La polemica: «Sentiamo intorno a noi costantemente aria di verifica di maturità democratica»


Paolo Campostrini


BOLZANO. «Il 25 aprile? È patrimonio collettivo della nazione». E aggiunge Alessandro Urzì: «Liberazione è libertà, e sulla libertà conquistata non ci devono essere divisioni». Ma, poi, al dunque, in questa prima festa che sopraggiunge con a Roma un governo di destra-centro e non più di centrodestra, preceduta da esternazioni come quelle del presidente del Senato Ignazio La Russa intorno a via Rasella e ieri, di nuovo, sull’antifascismo che non starebbe nella Costituzione. E poi le uscite del ministro Lollobrigida su natalità e «sostituzioni etniche». La questione dunque è anche pratica.

Onorevole, lei ci sarà?
«Ci sarò», risponde il deputato di Fratelli d’Italia. È il suo primo 25 aprile nella veste di parlamentare e, ancora di più, con il ruolo istituzionale di presidente della Commissione dei Sei. Bolzano è stata nel 2022 Città italiana della memoria: un anno ricco di iniziative di riflessione. Per questo 25 aprile torna il consueto calendario di iniziative, con le cerimonie il giorno stesso e gli eventi collaterali organizzati da Anpi e altre realtà, in corso da giorni (ne diamo conto nella pagina Vivi Bolzano).

Urzì, sicuro che lei il 25 aprile parteciperà alla cerimonia?
Che giorno è? Martedì? Penso proprio di sì.

Anche il governo?
Anche il governo, ci mancherebbe. Ma qui vedo un equivoco di fondo.

Che sarebbe?
Questa visione di una festa nazionale esclusiva. Che esclude a piacere chi non va.

E invece?
Con noi si casca male. Perché ritengo che l’Italia sia com’è per una serie di passaggi. E questi passaggi sono definiti dalle date delle feste nazionali.

Tutte?
Assolutamente. C’è anche un nostro documento in Senato che le elenca e sulle quali la sinistra ha convenuto. Io festeggio il 4 novembre e il 25 aprile, il 1° maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica. E non dimentico il 27 gennaio, giornata in memoria delle vittime della Shoah, il 10 febbraio con la rievocazione delle foibe. E aggiungo il 9 novembre, ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino. Perché quando si parla di libertà...

L’Anpi ha scritto che questo 25 aprile deve essere nel segno della Costituzione da difendere. Concorda?
Assolutamente.

E da sinistra aggiungono: la Costituzione è antifascista. Anche in questo caso?
E ci mancherebbe. La Costituzione sancisce la fine di una dittatura e l’arrivo della democrazia. Su questo non sono solo d’accordo, di più. Ma mi permetta di sorridere.

E perché?
Sentiamo intorno a noi costantemente aria di esami di maturità democratica. Ho sempre, abbiamo sempre difeso la libertà ovunque sia messa in discussione. E la nostra adesione ai lavori costituzionali è piena.

Anche in tutto il suo partito?
Penso che le parole di Giorgia Meloni, la sua condotta, la collocazione internazionale del governo, non abbiano bisogno di traduzioni. Ma siamo alle solite. Da destra si invita e si opera per la pacificazione, ma da sinistra si tenta sempre di costruire una festa esclusiva, di dare patenti o no.

Che cosa pensa della guerra partigiana?
È inserita nel nostro documento come passaggio per giungere poi alla liberazione.

Siete nostalgici, o almeno, c’è chi lo è a destra?
Ecco, a proposito di nostalgia vorrei riandare ai documenti votati l’altro giorno al Senato in proposito. Vi è un documento che è stato elaborato dalla sinistra e uno dal centrodestra. Noi abbiamo votato il loro, loro hanno votato il nostro, ma non lo hanno fatto tutti. Ci sono stati dei distinguo.

Del tipo?
In un passaggio del nostro documento si richiama la risoluzione votata dal Parlamento europeo, non da FdI, in cui, quando si citano le dittature che hanno oppresso l’Europa, si pone anche il comunismo accanto al nazismo e al fascismo. Ad alcuni, a sinistra, non va giù la presenza del comunismo. Eppure ha oppresso tanti Paesi europei per 70 anni. Ecco, a proposito di nostalgici mi rivolgerei da un’altra parte.

Ma qui in Italia abbiamo avuto il fascismo.
Si parla di Europa. Milioni di europei hanno invece avuto il comunismo, vogliamo non considerarli?

Il ministro Lollobrigida ha parlato di “sostituzione etnica” da evitare. Una intemerata?
Una forzatura polemica del suo ragionamento.

Da parte sua?
No, da parte delle opposizioni. Il ministro mi pare abbia espresso un concetto cardine: serve garantire un sostegno forte alla natalità in Italia perché la crisi delle nascite è evidente e ormai in atto. Saremo sempre meno, senza politiche adeguate. La sostituzione etnica era una metafora. E poi etnia non è razza. La prima è storia comune e lingua, non colore della pelle.













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